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 2015  settembre 25 Venerdì calendario

Il discorso di Papa Francesco al Congresso Usa: dall’esaltazione del sogno americano al rispetto per gli immigrati di ieri e di oggi, dall’importanza del dialogo per la pace tra i popoli all’appello per l’abolizione della pena di morte e del mercato delle armi (applaudito soprattutto dai democratici), fino alla difesa della famiglia e del matrimonio (particolarmente acclamata dai repubblicani). E, all’uscita, un saluto ai bambini, «le persone più importanti che sono qui»

«Noi non abbiamo paura degli stranieri, molti di noi una volta eravamo stranieri...». Francesco prende la parola al Congresso degli Stati Uniti e pronuncia un discorso che esalta il sogno americano.
Smarcandosi dal cliché del Papa «anti-yankee» e «populista» che certi circoli mediatici gli hanno affibbiato. Attraversa l’aula con la sua tipica andatura ciondolante, sorridendo quasi intimorito agli applausi. Parla lentamente, in inglese. Non condanna il capitalismo, invita piuttosto l’America a non dimenticare lo spirito dei fondatori, a difendere vita e famiglia, a combattere la povertà. Chiede di abolire la pena di morte e di contrastare il traffico d’armi. La chiave del discorso sono quattro grandi americani del passato che Francesco richiama. Abraham Lincoln, Martin Luther King, Dorothy Day e Thomas Merton: hanno difeso la libertà, il diritti per tutti, la giustizia sociale e la causa degli oppressi, il dialogo.
Il rispetto per i nativi
Il mondo, dice, è «sempre più luogo di violenti conflitti, odi e brutali atrocità, commesse perfino in nome della religione». Serve attenzione verso tutti i fondamentalismi religiosi o «di ogni altro genere». Ma bisogna guardarsi anche dalla tentazione di quel «semplicistico riduzionismo che vede solo bene o male», buoni o cattivi. «Imitare l’odio e la violenza dei tiranni e degli assassini è il modo migliore di prendere il loro posto. Questo è qualcosa che voi, come popolo, rifiutate».
La risposta giusta per risolvere le molte «crisi economiche e geopolitiche di oggi» è invece quella di «restaurare la pace, rimediare agli errori, mantenere gli impegni». Per una piccola svista Bergoglio salta le parole sulla politica «non può essere sottomessa al servizio dell’economia e della finanza», ma saranno incluse nel testo definitivo e dunque date per pronunciate.
Citando tra gli applausi Martin Luther King e il suo «sogno» di pieni diritti per gli afroamericani, Francesco afferma: «Negli ultimi secoli, milioni di persone sono giunte in questa terra per rincorrere il proprio sogno di costruire un futuro in libertà. Noi, gente di questo continente, non abbiamo paura degli stranieri. Vi dico questo come figlio di immigrati, sapendo che anche tanti di voi sono discendenti di immigrati». Un ricordo è dedicato ai nativi americani, «gli errori» commessi in passato verso di loro non vanno ripetuti con i migranti oggi.
Ambiente e Cuba
Bergoglio ha ben presente la sofferenza delle migliaia di persone che premono alle frontiere con il Messico. «Non dobbiamo lasciarci spaventare dal loro numero», ma piuttosto guardare «i loro volti» e ascoltare «le loro storie, tentando di rispondere meglio che possiamo alle loro situazioni».
I membri del Congresso applaudono convinti anche quando Francesco richiama la regola evangelica del fare agli altri ciò che vorremmo fosse fatto a noi. «Se vogliamo sicurezza, diamo sicurezza; se vogliamo opportunità, provvediamo opportunità». E qui Francesco parla della «responsabilità di proteggere» la vita umana «in ogni fase del suo sviluppo». Collega a questo un forte appello per l’abolizione della pena di morte, come chiesto anche dai vescovi Usa. Una deputata democratica, vestita di rosso, non si trattiene e scatta in piedi gridando «yuhuuuu» dalla gioia.
Sulla lotta alla povertà estrema, il Papa riconosce che tanto è stato fatto, ma sprona a fare «ancora molto di più», intervenendo sulle cause. Qui Bergoglio introduce un ampio paragrafo dedicato all’ambiente e alla costruzione di un’economia «moderna, inclusiva e sostenibile». Non manca, anche questo applaudito, seppure con meno vigore, un implicito riferimento a Cuba e al riconoscimento degli «sforzi fatti per cercare di superare le storiche differenze legate a dolorosi episodi del passato». Con il dialogo «nuove opportunità si aprono per tutti». Questo «richiede coraggio e audacia, che non vuol dire irresponsabilità».
Potente la richiesta di fermare il commercio delle armi. Perché si vendono a quanti «pianificano di infliggere indicibili sofferenze a individui e società?». «Semplicemente per denaro», e sono soldi intrisi di «sangue innocente». Infine, la famiglia. Il Papa sottolinea quanto sia stata «essenziale» nella costruzione dell’America, dicendosi però preoccupato perché oggi «è minacciata, forse come mai in precedenza, dall’interno e dall’esterno. Relazioni fondamentali sono state messe in discussione, come anche la base stessa del matrimonio e della famiglia». Applausi convinti, soprattutto dai repubblicani, molto più tiepidi quando aveva parlato delle armi.
All’uscita Francesco si affaccia da una balconata di Capitol Hill per rivolgersi in spagnolo alla folla: «Ringrazio i presenti e le persone più importanti che sono qui: i bambini».