il Fatto Quotidiano, 25 settembre 2015
Si è scoperto che ben l’88% degli incassi per gadget, audioguide e tour venduti al Colosseo, al Foro romano e al Palatino finisce in tasca ai privati (soprattutto Legacoop e Mondadori), per un totale di oltre 15 milioni di euro l’anno. Per di più le società coinvolte sono le stesse da 18 anni: un monopolio di fatto, più volte sanzionato dall’Ue. E questo non solo a Roma, ma in tutto il circuito museale italiano. Per risanare la situazione, il ministro Franceschini ha annunciato l’indizione di nuove gare d’appalto: l’obiettivo è portare gli introiti dei musei italiani da 380 milioni a 2,5 miliardi in due anni
Un milione di euro all’anno per gli stipendi dei 28 custodi del Colosseo, oltre 15 milioni di incassi per le concessionarie private. Sono i numeri del Circuito archeologico di Roma, il percorso turistico più visitato d’Italia che comprende l’Anfiteatro Flavio, il Foro romano e il Palatino. Dopo che la vicenda dei pagamenti arretrati dei custodi è stata al centro dell’agenda del governo, vale la pena andare a rivedere a chi spettano i ricavi generati da Colosseo e Foro. Secondo i dati 2014 forniti dal ministero, l’88% degli incassi da servizi aggiuntivi – audioguide, tour, prenotazioni, bookshop – finisce ai concessionari privati. Su un fatturato di 10 milioni 989 mila euro, solo 1 milione 327 mila vanno alla Soprintendenza. La distorsione è ancor più evidente analizzando le singole voci: i privati incassano il 78% dei ricavi da cataloghi e gadget, il 99% da prenotazioni e addirittura il 100% da audioguide, benché i contenuti siano curati dalla Soprintendenza. Oltre a questo, trattengono un aggio del 14% sul biglietto ordinario: 5,8 milioni su un totale di 41. Il totale, 9,6 più 5,8, fa appunto 15,4 milioni.
Si dirà: è il mercato, bellezza. Mica tanto, perché la gestione del sito archeologico più pregiato (anche economicamente) d’Italia è affidata dal 1997 agli stessi soggetti: in diciotto anni, nessuna gara d’appalto. Una situazione che ha causato all’Italia una serie di multe dall’Ue per violazione delle regole sulla concorrenza e istituzionalizzata grazie a una proroga sine die concessa tra il 2009 e il 2010 quando alla Valorizzazione del patrimonio c’era Mario Resca, dirigente voluto da Sandro Bondi e allora come oggi membro del cda di Mondadori.
A godere delle continue proroghe per il Colosseo è un’associazione temporanea di imprese i cui soggetti principali sono Coopculture (Legacoop) e proprio Electa, una succursale di Mondadori (Berlusconi). Nonostante i fatturati dei servizi aggiuntivi siano cresciuti a un ritmo vertiginoso – per il solo circuito del Colosseo dai 680 mila euro del 1998 ai 6,4 milioni del 2010 e agli attuali 11 – le provvigioni sono rimaste stabili, poco sotto al 90%. L’unica compensazione offerta dai concessionari è stata la gestione di alcuni siti meno visitati come Crypta Balbi e le terme di Diocleziano, che senza gli introiti del Colosseo difficilmente un’impresa privata prenderebbe in carico. Quanto costi esattamente tenere aperti questi siti non si sa: la Soprintendenza non ha mai fatto una stima e solo ora c’è chi propone di realizzare uno studio ad hoc.
Quest’anomalia non riguarda solo Roma, ma tutto il circuito museale italiano. Per questo, nel febbraio scorso, Dario Franceschini ha parlato di “monopolio mascherato” da correggere con l’aiuto di Consip, la centrale per gli acquisti pubblici, il cui ex ad Domenico Casalino ha promesso di portare gli introiti dei musei italiani dagli attuali 380 milioni a 2,5 miliardi in due anni. In un comunicato del 19 febbraio Franceschini annunciava la volontà di indire tre diverse gare d’appalto: “Pubblicazione entro il primo semestre 2015”.
Il primo bando, quello per pulizie, facchinaggi e manutenzione, è già online. Base d’asta di 640 milioni di euro più Iva per il prossimo biennio. Il secondo riguarda un’innovazione voluta dallo stesso ministro: l’istituzione di una biglietteria unica nazionale per prenotare in tutti i musei italiani. Una proposta che intaccherebbe la spartizione di fatto fra i concessionari e ha mandato in fibrillazione il Pd. A marzo, 25 deputati dem tra cui Matteo Orfini hanno presentato un’interrogazione al ministro: la biglietteria unica, questo l’allarme, priverebbe “il concessionario di una fondamentale leva finanziaria e commerciale”. A oggi, il bando è ancora allo studio. Infine, il terzo troncone: 34 gare che dovrebbero riassegnare i servizi aggiuntivi. Anche la partita va per le lunghe. Il ministero attende i piani di valorizzazione dei direttori nominati ad agosto (ma alcuni si insedieranno solo a dicembre) e conta, non senza ottimismo, di partire la prossima primavera.
Intanto, il bello e il cattivo tempo lo fanno ancora i concessionari. Al Colosseo, per invogliare i visitatori ad acquistare il tour o l’audioguida, Coopculture offre l’accesso veloce solo a chi paga l’extra proposto lungo le code dei turisti da personale della stessa coop. Mentre per la visita ai sotterranei il prezzo sale a 23 euro: 12 di biglietto ordinario e altri 11 tra visita guidata obbligatoria e prenotazione. Servizio pubblico, ma a piani alterni.