Corriere della Sera, 25 settembre 2015
L’ultima bravata dei poliziotti agli ordini del presidente dell’Ungheria Viktor Orbán: i profughi caricati sui vagoni merci senza cibo e senza acqua. «Era notte, sembrava la scena di un film sulla Seconda guerra mondiale», ha raccontato un testimone
Ci mancavano solo i profughi caricati sui vagoni merci senza cibo e senza acqua. Adesso ci sono pure quelli, grazie all’ultima bravata di funzionari pubblici e poliziotti agli ordini del presidente dell’Ungheria Viktor Orbán. Il caso è stato segnalato ieri all’Ansa da un gruppo di attivisti di Zakany, località al confine tra Ungheria e Croazia. «Era notte, sembrava la scena di un film sulla Seconda guerra mondiale», ha raccontato un testimone. Le autorità magiare si sono giustificate con disarmante sciatteria: «Non avevamo treni passeggeri a disposizione». Ci sarebbero i pullman, si potrebbe obiettare, i mezzi della protezione civile, dell’esercito eccetera. In realtà anche questo è un segnale di quanto sia difficile una gestione composta, dignitosa dell’emergenza profughi. I 28 leader europei hanno stabilito alcuni punti fissi. Ma già ieri si è capito che non sarà facile mantenere con la Turchia uno spirito di collaborazione. Il primo ministro del governo di Istanbul, Ahmet Davutoglu, ha inviato una lettera agli europei, chiedendo di creare una «safe zone» fuori dai confini, in cui identificare i profughi sotto il controllo di Turchia, Unione Europea e Stati Uniti. In caso contrario «nei prossimi mesi potrebbero arrivare in Europa sette milioni di siriani». Evidentemente agli ungheresi non bastano i richiami alla moderazione e ai turchi non sono sufficienti i fondi stanziati dalla Ue per trattenere i rifugiati. Il vertice di Bruxelles è stato solo un inizio.