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 2015  settembre 24 Giovedì calendario

Medici e magistrati, due pesi e due misure: per i primi il rischio di pagare in prima persona sia se prescrivono troppi accertamenti sia se sbagliano diagnosi, per i secondi garanzia d’impunità e mano libera sulle intercettazioni

A proposito del disegno di legge sul Codice penale in discussione alla Camera, si è tornati a litigare sui paletti alle intercettazioni telefoniche e molti tornano a sbandierare la teoria secondo cui limitare tali strumenti di indagine significa impedire al magistrato di fare bene il proprio lavoro. Nelle stesse ore, a proposito del decreto «taglia-esami» del ministero della Salute, si discute sull’opportunità di mettere un tetto alle analisi richieste per i pazienti, sostenendo che anche senza tutti gli strumenti di analisi a sua disposizione – dalla Tac ai test genetici – il medico può continuare a fare bene il proprio mestiere. Esami limitati e intercettazioni libere.
E così, sui destini di due figure professionali cardine della vita del Paese, si procede secondo valutazioni opposte. I giudici, per i quali ogni proposta di responsabilità civile è subito denunciata come un attentato all’indipendenza della magistratura, possono avere a disposizione qualsiasi apparato investigativo, senza paura di rispondere direttamente per i propri errori. I medici, peraltro obbligati a onerose assicurazioni e già troppo puniti dai contenziosi legali, sono chiamati a limitare gli accertamenti, col rischio di pagare sia se sbagliano diagnosi sia se sforano il numero di esami. I primi sono enti supremi intoccabili, i secondi figli di un Dio minore.