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 2015  settembre 24 Giovedì calendario

Giro del mondo in taxi: da quelli gialli di Chicago e New York (ma dal 2016 nella Grande Mela saranno verdi) a quelli bianchi italiani (ma prima gialli, e prima ancora verdi e neri), dai risciò giapponesi ai Cocotaxi cubani, fino ai rudimentali tuk-tuk orientali. Prezzi, colori e curiosità

I colori che contraddistinguono una qualsiasi nazione nel mondo sono quelli della propria bandiera. E dei propri taxi. I mezzi destinati al trasporto pubblico sono infatti parte del folclore delle più grandi e affascinanti città del mondo: i ’cab’ neri di Londra, le Crown Victoria gialle di New York, i risciò giapponesi e, perché no, le gondole di Venezia.
Nel 1915, John Hertz, imprenditore di Chicago (e fondatore dell’omonimo servizio di auto a noleggio), commissionò uno studio per decidere “scientificamente quale fosse il colore più facilmente visibile da lontano”. I ricercatori dell’università della “windy city” stabilirono che fosse il giallo. E così nacque la “Yellow Cab Company”, che divenne il nome della compagnia di taxi di Hertz.
I COLORI
Da Chicago a New York il passo è breve e così il giallo divenne anche il colore delle auto newyorchesi, diventando una vera icona. Almeno fino a quando il sindaco Bloomberg ha operato una vera e propria rivoluzione: dal 2016, i taxi saranno infatti verdi: «È un colore che calza bene col nuovo servizio che sarà svolto prevalentemente da auto ecologiche – ha detto il responsabile della Taxi and Limousine Commission – piacevole agli occhi, facile da avvistare a distanza e si sposa bene col paesaggio cittadino». Inoltre, le vecchie e folcloristiche Crown Victoria andranno in pensione: i 18000 taxi di New York saranno tutti dei Nissan NV200, spazio per bagagli, tettuccio panoramico, aria condizionata, 2 porte USB, copertura dei sedili con materiale antibatterico. Bene, allora non resta che alzare il braccio come fanno tutti i newyorchesi, veri o di passaggio, per farsi portare da una parte all’altra di Manhattan. La quota fissa di 2 dollari e 50, il tassametro scatta a unità di 50 centesimi, viene aggiunta un’unità ogni quinto di miglio, se il taxi viaggia ad un andatura di 6 miglia orarie o superiore. Oppure si aggiunge una unità ogni 60 secondi nel caso il veicolo sia fermo o viaggi a velocità inferiore ai 6 miglia orarie.Inoltre vi è un supplemento una tantum di $0.50 per le corse notturne (dalle 20.00 alle 06.00). In tutto si puiò pagare circa 20 dollari per una corsa media.
Anche in Italia il colore dei taxi è stato al centro di una vera e propria problematica politica: nel 1992 è stato il ministro dei Trasporti Giancarlo Tesini a decidere per l’attuale bianco, per una questione di convenienza. Non esistendo il colore “giallo taxi” nei listini delle case automobilistiche, i taxisti italiani erano costretti a dover riverniciare le auto. Invece il bianco dava la possibilità di circolare subito dopo l’acquisto. In origine, per Regio decreto dal 1927, i taxi italiani erano verdi con padiglioni neri e, anche qui, il motivo era originato dalla necessità fatta virtù: come risarcimento danno per la prima guerra Mondiale, dall’Impero Austroungarico arrivarono enormi stock di vernice nera e verde che bisognava pur utilizzare in qualche modo.
LICENZE
Se a New York i taxi stanno subendo una vera e propria rivoluzione, Londra permane nelle sue tradizioni britanniche: il cab (da “cabriolet”) nero. Per ottenere la licenza bisogna dimostrare di conoscere tutte le 25.000 strade nell’arco di 9 chilometri da Charing Cross nei minimi dettagli, dall’ordine dei teatri su Shaftesbury Avenue o la localizzazione dei semafori. Meno costosa della Big Apple, un giro in taxi a Londra, mediamente, può costare intorno ai 20 euro.
Due sono i tipici taxi di Città del Messico: il primo è un Maggiolino della Volkswagen, di colore verde e bianco chiamato “Vochos”; il secondo è un modello di taxibus chiamato “peseros” dall’originario servizio che costava un “peso”. Oggi una corsa media di 8 chilometri costa circa 3 euro e mezzo. Tipici sono anche i risciò (in Giappone) o i “pousse pousse” in Madagascar, dei calessini trainati da uomini: il nome originario è “jinrikisha”, composto da “jin” (uomo), riki (forza) e sha (veicolo). Nati nel 1880 in India per trasportare merci, dal 1914 venne autorizzato al trasporto delle persone, diffondendosi in tutto il Sudest asiatico. A Cuba sono tondi, gialli con una striscia a scacchi neri e si chiamano “Cocotaxi.”
In Oriente sono molto popolari i tuk-tuk, veicoli a tre ruote stile “ape-car” con un cabinato adattato ad ospitare i passeggeri e un posto di guida con manubrio. Nel caotico traffico di Bangkok o di Anghkor sono il mezzo ideale. Tradizionale anche il prezzo: non c’è tassametro, si va a contrattazione con l’autista.
Come per le apette di Capri o delle Eolie, ora elettriche e generalmente scoperte. La necessità è quella di spostarsi lungo le viuzze strette. Stretti, a parte il Grande, sono i canali di Venezia, per le gondole, la cui prima immagine risale al 1500. Navigare sotto il ponte dei Sospiri può costare 80 euro per un viaggio di 40 minuti (100 euro dopo le 19). Esistono anche i taxi del mare, ovviamente: meglio prendere un taxi acquatico in Nuova Zelanda e andare a fare un’escursione in Fiordland alla ricerca dell’arcobaleno (34 euro).