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 2015  settembre 24 Giovedì calendario

A proposito del putiferio che si è scatenato solo perché Renzi ha ironizzato su quei talkshow che hanno fatto meno ascolti della replica di Rambo. Altro che editto bulgaro o censura, i talk sono in crisi e basta, perché sono troppi e sono scadenti. Parola di Filippo Facci

Nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma in Ballarò. Matteo Renzi, in sintesi, ha ironizzato su quei talkshow che hanno fatto meno ascolti della replica di Rambo (oltretutto ha ironizzato alla direzione del partito, non in un messaggio alla Nazione) e morale: tutti fuori di testa. Carlo Freccero ha ricominciato a straparlare di editto bulgaro (paventando dimissioni dal cda Rai) e Repubblica ha titolato con il minaccioso virgolettato «i talkshow vanno rivisti» anche se non l’ha mai minacciato nessuno. Massimo Giannini, invece, è insorto con la più straordinaria concentrazione di luoghi comuni dai tempi di Enzo Biagi: «La missione del nostro lavoro è informare... Noi raccontiamo la realtà e in crisi non sono i talk, ma la rappresentanza. Prendersela con la tv significa fare come il malato che invece di curare la febbre spezza il termometro». Sarà, ma altri pensano che i talk siano in crisi e basta, indipendentemente dalle crisi altrui. I motivi sono i soliti: i talk sono troppi e sono scadenti. Stupisce poi la diffusa pretesa che Renzi ai talkshow debba andarci per forza, peraltro a tutti, non solo a quelli che piacciono a lui: come se fossero una sede istituzionale. Al diavolo i talkshow e certe cagnare: ormai rinuncio ad andarci io, figurarsi se non può farlo Renzi. Andy Warhol auspicava cinque minuti di celebrità televisiva per tutta l’umanità: ma è anche vero che, ormai, nei nostri talkshow, l’umanità c’è passata tutta.