Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  settembre 24 Giovedì calendario

Gli One Direction scendono dal palco (per un po’). A fine ottobre si conclude il loro lunghissimo tour. «Sono stati cinque anni incredibili per i quali dobbiamo ringraziare i nostri fan, i migliori del mondo e ringraziamo anche quelli che non sono stati nostri fan: dopo averci visti dal vivo lo diventeranno»

 Liam Payne si guarda attorno con aria soddisfatta, tra le urla delle ragazze delle prime file. Per lui e gli altri tre One Direction è un momento speciale: «È una serata unica – dice – siamo abituati a suonare negli stadi, questa situazione è completamente nuova, siamo un po’ nervosi». Hanno ragione a esserlo, per diversi motivi. Il primo è che il concerto ha aperto la tranche europea di quello che con buona probabilità sarà l’ultimo tour del gruppo. La band ha bisogno di una pausa, ognuno dei ragazzi vuole ragionare sul futuro e scendere per un po’ dalle montagne russe sulle quali è salito cinque anni fa, quando un saggio Simon Cowell vide le loro potenzialità, li mise insieme e fece nascere gli One Direction. E ancora. La Roundhouse è un teatro piccolo, ospita poco più di un migliaio di persone, un grande club insomma, e il contatto con il pubblico è diretto e totale. Qui hanno suonato tutti i grandi, dai Pink Floyd ai Cream, dai Rolling Stones a Jimi Hendrix, Red Hot Chili Peppers, Cure. Ora tocca a loro. Infine, sono nervosi perché a guardarli non ci sono solo i poco più di mille fortunati che affollano la Roundhouse ma svariati milioni di persone sui loro cellulari, tablet, computer in tutto il mondo, perché gli One Direction sono una delle band che affollano il cartellone dell’appuntamento musicale più singolare del mondo, l’Apple Music Festival, organizzato da Apple e pensato per essere seguito online, in diretta o on demand: dieci giorni di concerti esclusivi con gli artisti più in voga del momento.
«È un onore per noi essere stati scelti per questo festival», ripete più volte Harry Styles, e non c’è dubbio che la partecipazione segni per loro un salto di qualità. Quello generazionale lo hanno già fatto, e si vede: in platea le giovanissime sono decisamente inferiori a chi ha superato la condizione di teenager. Del resto, per quanto ancora giovani, sono cresciuti anche loro in questi cinque anni ed è giunto il momento dei bilanci. Ma a fare i conti, per ora, nessuno vuole pensare, «dance, sing, do whatever makes you happy» dice Harry Styles dando inizio alla serata assieme a Louis Tomlinson, Niall Horan, Liam Payne Steal my girl. Le hit ci sono tutte ma si tratta di un concerto, non di uno show, gli 1D sono in scena su un palco scarno, arricchito solo da uno schermo alle loro spalle, e sono sostenuti da una classica rock band, chitarra, basso, batteria e tastiere. Saltano, cantano, ridono, fanno quello per cui sono diventati la boy band più famosa del mondo, ma non mettono in primo piano altro che le loro canzoni, giusto nel giorno in cui hanno annunciato l’uscita del loro prossimo album, Made in the a.m., negli store il 13 novembre.
Stanno diventando grandi, il gioco delle fan urlanti forse non li accontenta più. Hanno guadagnato cifre stratosferiche e perso il contatto con la vita reale, cercano altro e tutto, per loro, è sul punto di cambiare. Un pezzo lo hanno già perso per strada, Zayn Malik, uscito dal gruppo «per fare la vita normale di un ventenne», ma nessuno di loro probabilmente vuole mantenere il ritmo senza pause vissuto finora, la necessità di uno stop si è fatta impellente. Del resto neanche in scena sembrano più una boy band: Niall Horan non si limita più solo a cantare e imbraccia la chitarra per buona parte del concerto, Louis Tomlinson fa tutto per apparire il contrario di una star, timido, tranquillo, parsimonioso nei gesti, Harry Styles è pronto per essere un divo per proprio conto, con i suoi lunghi capelli, un’ottima voce e un’invidiabile presenza scenica. L’unico a suo agio nel pop divertente del gruppo è ancora Liam Payne, che tiene le fila dello show e della band con grande maestria: «Sono stati cinque anni incredibili per i quali dobbiamo ringraziare i nostri fan, i migliori del mondo – dice – e ringraziamo anche quelli che non sono stati nostri fan: dopo averci visti dal vivo lo diventeranno».
Di nuovi fan ne avranno certamente trovati martedì sera, perché anche per una band abituata a folle oceaniche come gli 1D la platea dell’Apple Festival è clamorosa: sono decine di milioni gli spettatori, tutti collegati tramite Internet, e seguono gratuitamente gli eventi che andranno avanti fino al 28 settembre con concerti, tra gli altri, dei Chemical Brothers, Mumford & Sons, Pharrell Williams. Un pubblico enorme per il saluto della band prima degli ultimi concerti in Inghilterra e dell’annunciata “pausa di riflessione”. Si chiude un’epoca? Forse, anche perché dopo aver cambiato lo stile delle boy band (niente balletti a ritmo, niente vestiti uguali) gli 1D potrebbero anche cambiare la loro storia. E rinascere, magari ancora insieme, con nuova musica e nuove canzoni.