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 2015  settembre 24 Giovedì calendario

Papa Francesco da Obama: «Vengo in America da figlio di migranti». Alla Casa Bianca Bergoglio esorta allo sviluppo sostenibile e cita Martin Luther King. Ai vescovi: «Mai più pedofilia». Obama risponde lodando l’Enciclica “verde” del Pontefice, parlando anche a nome di 70 milioni di cattolici americani: «Santo Padre, lei ha scosso la nostra coscienza dal sonno

Obama e Bergoglio. Che intesa. «Lei, Santo Padre, è il Papa della speranza». «E gli Stati Uniti d’America, signor Presidente, il Paese della libertà e della tolleranza, dove arrivo come figlio di una famiglia di emigranti».
Il prato della Casa Bianca non è mai stato calpestato da così tanta gente. La bandiera vaticana che si intreccia con quella a stelle e strisce. Gonfaloni che si alzano al vento. La banda in divisa in stile Guerra d’indipendenza che passa davanti al palco dove il Presidente nero parla, in piedi, al Pontefice vestito di bianco che lo ascolta seduto, e l’immagine non potrebbe essere più perfetta. Sul soffice manto che porta al celebre Giardino delle Rose ci sono quindicimila persone. Obama li guarda e la prima cosa che dice è: «Non ho mai visto tanta gente qui». Ma dietro le transenne, ad aspettare che Francesco compaia sorridente sulla sua utilitaria Fiat, ce ne sono 200mila con in mano zaini, penne e rosari con lo stemma vaticano annodati al polso. Una giornata baciata da un sole che induce all’ottimismo. C’è un attimo di sospensione quando il Pontefice prende il microfono. Tutte le tv americane collegate da qui dicono sottovoce: «Dovrebbe parlare in inglese». E il Papa argentino attacca: «Good morning. I am very happy to stay here». Scatta un’ovazione, applausi. Bergoglio continua. Il discorso è un po’ stentato, si vede che Francesco si è preparato in una lingua per sua stessa ammissione non familiare, ma via via che prende confidenza le parole diventano più fluide.
«La storia ci ha posto in un momento cruciale per la cura della nostra casa comune. Siamo, però, ancora in tempo per affrontare dei cambiamenti che assicurino uno sviluppo sostenibile e integrale. Cambiamenti che esigono da parte nostra un riconoscimento serio e responsabile del tipo di mondo che possiamo lasciare non solo ai nostri figli, ma anche ai milioni di persone sottoposte a un sistema che le ha trascurate. La nostra casa comune è stata parte di questo gruppo di esclusi che grida al cielo e che oggi bussa con forza alle nostre case, città, società. Riprendendo le sagge parole di Martin Luther King, possiamo dire che siamo stati inadempienti in alcuni impegni, ed ora è giunto il momento di onorarli. God bless America».
Obama risponde lodando l’Enciclica ‘verde’ del Pontefice, parlando anche a nome di 70 milioni di cattolici americani: «Santo Padre, lei ha scosso la nostra coscienza dal sonno. L’entusiasmo intorno alla sua visita è da attribuire non solo al suo ruolo di Papa, ma alle sue qualità come persona. Nella sua umiltà, semplicità, nella dolcezza delle sue parole e nella generosità del suo spirito, c’è l’esempio vivente degli insegnamenti di Gesù. Lei è un leader la cui autorità morale passa non solo attraverso le parole ma attraverso i fatti. Lei ci ricorda il costo della guerra, in particolare sugli impotenti e indifesi, e ci spinge verso la pace». Insieme, subito dopo, passeggiano sotto il portico, e si riuniscono con le delegazioni guidate dai Segretari di Stato, cardinale Pietro Parolin e John Kerry: 27 minuti di colloquio. I temi: clima, libertà religiosa, gli accordi su Cuba e Colombia. Il successivo bagno di folla a bordo della 500L porta Francesco alla cattedrale di San Matteo, dai più di 400 vescovi americani. E con loro il Papa affronta un argomento delicato: quello della pedofilia. «Una ferita – la definisce, in un discorso questa volta tutto in italiano – che negli ultimi anni ha pesato tanto. Tali crimini non si devono ripetere mai più». Mette poi i vescovi anche in riga, e non pochi sono quelli conservatori che gli si oppongono, in vista dell’imminente inizio del Sinodo della famiglia: «Niente divisioni – ammonisce –. Guai a noi se facciamo della Croce è un vessillo di lotte mondane. È già tanto dilaniato e diviso il mondo! Occorre cementare l’unità». È sera, ormai, quando Francesco canonizza il missionario spagnolo Junipero Serra, che gli indiani d’America però contestano per i suoi trattamenti giudicati come fortemente repressivi. Oggi, davanti al Congresso americano, il confronto sarà ben più complicato, con i senatori repubblicani pronti a far sentire con forza i loro argomenti a un Papa che alcuni di loro bollano di “sinistrismo”.