la Repubblica, 23 settembre 2015
Sempre più rigoroso e pulito il mondo ricco, sempre più sporche e inquinate le megalopoli dell’Asia: Michele Serra individua un nesso suggestivo tra lo scandalo Volkswagen e l’emergenza immigrazione
Ci sono due notizie che, se miscelate, esplodono: come negli esperimenti sbagliati. Una è la multa, sacrosanta e monumentale, che toccherà alla Volkswagen per avere barato sulle emissioni nocive delle sue auto in America. L’altra è la “top ten” delle città più inquinate del mondo, che sono tutte in Asia. Da un lato il massimo del pulito, lo scrupolo fatto regola: il mondo ricco, nella cura dei propri polmoni, sta diventando intransigente, e mette i puntini sulle “i”. Nel frattempo, dall’altra parte del pianeta, ribolle sulle moltitudini la nube mefitica di uno sviluppo travolgente e del tutto sregolato. I poveri non possono permettersi il lusso di andare per il sottile. È un’altra forbice che si divarica a dismisura, questa, alla faccia di tutti i giudiziosi convegni mondiali nei quali si simula unità di intenti. Il mondo ricco è sempre più pulito, quello povero, nell’ansia della sua rincorsa al benessere, sempre più sporco e contaminato. Tubi di scappamento che qui finiscono sul banco degli imputati, in certe megalopoli asiatiche potrebbero essere riciclati come aerosol. E quando toccherà all’Africa vivere il suo boom, la top ten dovrà prepararsi a qualche new entry. Se i nostri parametri (di democrazia, di politically correct, di prospettive di vita, di salubrità, di valore della vita umana) continuano a crescere senza che qualcosa cambi anche laddove i parametri sono minimi, e immobili, il mondo sarà sempre più squilibrato. L’immigrazione sempre più massiccia. Le possibilità di capirsi, sempre più esigue.