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 2015  settembre 23 Mercoledì calendario

Secondo Deirdre McCloskey, economista liberista della scuola di Chicago, «il capitalismo è l’unico modo per accrescere le condizioni di vita di poveri e lavoratori»: i governi dovrebbero quindi abbattere welfare e vincoli sul lavoro, a cominciare da quelli che scoraggiano l’assunzione dei migranti. «Dovremmo insegnare alle persone a preferire la libertà alla sicurezza: malgrado i rischi che comporta, nel lungo termine conviene»

«I governi europei dovrebbero togliere le leggi che imbrigliano il lavoro e dare l’opportunità a migranti e rifugiati di realizzare i loro obiettivi di migliorarsi. Così sprigionerebbero energie per l’economia: le stesse che si libereranno quando le borghesie di India e Cina riusciranno a far studiare i figli, con innovazioni che ci arricchiranno tutti». È un pensiero liberista secco quello dell’economista Deirdre McCloskey, affinato in una vita di studi, analisi dati e docenze tra l’università di Chicago e tante altre. Si definisce «cristiana libertaria, non come papa Francesco che è cattolico socialista». È a Milano discute all’Istituto Bruno Leoni di Just a Great Free Lunch (Un grande pasto gratis), dibattito sul capitalismo, «l’unico modo per accrescere le condizioni di vita di poveri e lavoratori. Lo dicono i numeri».
Quali?

«Nel 1800 il reddito pro capite mondiale a valori costanti era 3 dollari al giorno. Oggi è 33 dollari. In Italia vi lamentate ma siete ricchi: da 3 dollari siete ora a 90, vicino ai 120 degli Usa. Nel complesso il mondo ha decuplicato il reddito. Un grande arricchimento collettivo reso possibile non certo dalle riforme e misure dei governi».
Perchè tra gli europei prevalgono invece le paure?

«La gente stima ormai il valore della sicurezza sopra a quello della libertà, che sembra pronta a sacrificarle. Nel libro Bourgeois Equality (esce ad aprile, ndr) lo chiamo Bismarckian deal: fu il cancelliere tedesco a inventare il welfare che dava agli individui protezione totale. Ma può trasformarsi in estorsione se un governo protegge troppo e male. Dovremmo insegnare alle persone a preferire la libertà alla sicurezza: malgrado i rischi che comporta, nel lungo termine conviene. Prendiamo i migranti: persone straordinariamente coraggiose venute da luoghi ostili solo per lavorare e avere una vita migliore. Ma molti governi glielo vietano, e gli imprenditori non li assumono perché poi è difficile licenziarli. Queste leggi contro il lavoro, e altre che lo ingabbiano come quella sul salario minimo, sono un grave problema, che può in ultima analisi agevolare i populismi».
Ma i governi, oltre a levarsi di mezzo, non possono far niente di buono?
«Se dicessi che il luogo dove decidere che tipo di innovazione avere in Italia è il Parlamento mi dareste della pazza: ma è quanto avviene. Il governo italiano, come tutti gli altri, dovrebbe limitare al minimo la sua azione: evitare di individuare i “vincitori” della gara competitiva, eliminare ogni sussidio iniziando da agricoltura e rinnovabili, tassare l’uso del carbone».
La domanda di governo però è crescente: Tsipras rivince le elezioni, a Londra il radicale Corbyn guida il Labour...
«Dalla Grecia alla California la politica è simile. La gente è molto ansiosa e vota i populisti o i radicali perché la ripresa dalla recessione è lenta. Non credo comunque Corbyn durerà, perché propone ricette che non possono funzionare. Come ha fatto Tsipras prima di cambiare rotta».