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 2015  settembre 23 Mercoledì calendario

Credito in cambio di azioni: alcune storie di cittadini "esortati" dalla Popolare di Vicenza ad acquistare azioni della stessa banca se volevano ottenere il finanziamento richiesto. Chi ha accettato e non è più riuscito a liberarsi delle azioni in perdita, chi si è fatto consigliare da un esperto e ha scampato il pericolo. Il tutto all’insegna dello slogan «Se la banca fa qualcosa per te, tu fai qualcosa per la banca»

Fabio Carbone, commercialista di Udine, può vantarsi di avere salvato un cliente dalla “sirena” delle azioni della Banca popolare di Vicenza. «Era lo scorso febbraio quando il proprietario di un piccolo negozio è andato in una filiale della banca per chiedere un finanziamento da 15mila euro – racconta al Sole 24 Ore -. Allo sportello gli hanno proposto di sottoscrivere un finanziamento più elevato, pari a 20mila euro, in modo da comprare azioni della stessa Popolare di Vicenza con i 5mila euro ottenuti in più». Il negoziante, prima di fare questo passo, si è rivolto al suo commercialista, il quale gli ha consigliato di evitare. Oggi può dire di aver scampato il pericolo: le azioni della Popolare di Vicenza, da allora, hanno infatti subito una pesante svalutazione. Le perdite, per lui, sarebbero state ingenti.
Ma per un negoziante salvato, ci sono imprenditori, risparmiatori e persone qualunque cadute nella trappola. La prassi di erogare finanziamenti per permettere ai clienti di comprare le azioni della stessa banca era infatti molto in voga nella Regione: la seguivano sia Veneto Banca, sia la Popolare di Vicenza. La Bce ha calcolato che i crediti erogati solo da quest’ultima con lo scopo di far acquistare ai clienti le proprie azioni ammontano a 974,9 milioni di euro. Cifra enorme, dietro la quale si celano migliaia di storie. Piccoli o grandi drammi di persone che ora, dopo ripetute svalutazioni, si trovano in mano perdite pesanti. E, soprattutto, inaspettate. «Il Sole 24 Ore», in attesa che dalle inchieste della magistratura escano tutti i dettagli ed eventuali responsabili, è in grado di raccontarne alcune.
Al commercialista di Udine fa eco un consulente finanziario che, per tutelare la riservatezza, preferisce restare anonimo. Anche lui racconta una storia che riguarda un suo cliente: «Si tratta di un piccolo imprenditore, già socio della popolare di Vicenza da anni. A fine 2013 la banca gli ha erogato un finanziamento da un milione di euro a tassi molto, molto, contenuti, con il solo scopo di comprare azioni della stessa banca. Dagli estratti conto si vede con chiarezza la contestualità delle due cose». Un milione di euro di credito, un milione di euro di azioni comprate. Con la benedizione di uno slogan che gli sportellisti amavano ripetere: «Se la banca fa qualcosa per te, tu fai qualcosa per la banca».
C’è invece chi, come il responsabile private banking di una istituzione internazionale, racconta – pur sempre dietro anonimato – di finanziamenti proposti al tasso dell’1% per comprare azioni oppure obbligazioni della banca. «Il direttore della filiale della Popolare di Vicenza mi ha fatto questa proposta recentemente», confessa. Aggiungendo poi di non avere accettato. Parlò a viso scoperto con il «Sole 24 Ore», già nell’ottobre del 2014, anche l’imprenditore di Schio Paolo Trentin. Che già allora denunciò il modus operandi della Popolare di Vicenza: «A noi sono venuti ripetutamente a offrire azioni dell’istituto in cambio di finanziamenti. Io mi sono rifiutato e dopo pochi mesi mi sono stati ridotti gli affidamenti».
Le storie sono tante. Anche alle associazioni dei consumatori ne stanno arrivando molte. Nessuno sa come finiranno le indagini della Procura di Vicenza, sfociate ieri in molteplici perquisizioni. Eventuali reati andranno dimostrati nelle aule di Tribunale. E gli eventuali colpevoli trovati in quella sede. Ma, a prescindere dal risvolto penale, resta un fatto: tutto questo è un gigantesco cortocircuito. Una pericolosa catena di Sant’Antonio: se la banca finanzia i clienti per sottoscrivere le sue stesse azioni, il capitale diventa qualcosa di simile al credito. Dunque non è più capitale. Il giochino, in maniera artificiosa, aumentava sia gli impieghi sia il patrimonio. C’è poi anche un risvolto umano della vicenda: molti clienti si sono sentiti sotto ricatto, quasi obbligati a sottoscrivere azioni pur di avere la loro fetta di finanziamento. E ora si trovano a contare le perdite.
Dulcis in fundo, dopo tutto questo c’è stata anche la beffa: per mesi le azioni della Popolare di Vicenza sono state impossibili da vendere. Sono rimaste bloccate. E già nell’assemblea dei soci di maggio, che si è trovata a ratificare la loro svalutazione, montava la protesta dei piccoli risparmiatori. Come quella della signora Oliviero: «Dall’aprile 2014 – si legge nel verbale dell’assise – non ho avuto accesso alle mie azioni e ora le trovo svalutate». O come quella del signor De Matteis: «È dall’ottobre del 2013 che cerco di vendere le mie azioni». O come quella del signor Bertollo, che sperando di poter vendere le azioni ha impegnato il ricavato in un immobile per la figlia. A maggio si chiedeva: «E ora cosa succede?». Oggi la stessa domanda se la pongono in tanti.