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 2015  settembre 23 Mercoledì calendario

Non solo il Colosseo. A Parigi, causa sciopero selvaggio, ieri il Musée d’Orsay è rimasto sbarrato senza preavviso e senza speigazioni per i turisti. Complice anche una leggera ma inesorabile pioggia che non ha favorito la pazienza di chi stava in coda, i vigili hanno faticato a tenere a bada la rabbia di chi era rimasto fuori

Niente, nemmeno il cartello «chiuso per sciopero»: davanti ai turisti in fila sul piazzale del Musée d’Orsay ieri mattina, il “tempio dell’Impressionismo” è rimasto sbarrato senza una spiegazione. I più zelanti, molti giapponesi, numerosi americani e italiani, erano arrivati addirittura con un’ora di anticipo, alle 9, per evitare di fare la fila e godersi in pace l’apertura della mostra di stagione, “Splendeurs e misères. Image de la prostitution”, un’attesissima esposizione tra Terza Repubblica e belle Epoque, con tele di Degas, Cezanne, Toulouse-Lautrec, Van Gogh, fino a Picasso, tutte sul tema della prostituzione.
I turisti in fila non sapevano però che dentro il museo, proprio alle 9, era cominciata un’assemblea del personale che alla fine ha deciso: sciopero, museo chiuso, niente mostra, niente impressionismo.
L’IRA DEI TURISTI
Come a Roma il Colosseo, chiuso per sciopero venerdì, anche l’Orsay rimasto inaccessibile ai turisti ha provocato rabbia, frustrazione e polemiche. Ieri, complice anche una leggera ma inesorabile pioggia che non ha favorito la pazienza di chi stava in coda, i vigili hanno faticato a tenere a bada la rabbia dei turisti. In particolare di un folto gruppo di giapponesi che non aveva voluto mancare la nuova esposizione all’Orsay, infilandola qualche ora prima del volo di ritorno. Alla fine, davanti a una folla non più ordinata e che aveva cominciato a battere piedi e mani in segno di grave impazienza, alcuni membri del personale dell’Orsay sono – cautamente – venuti fuori per annunciare, con dei megafoni, lo sciopero e la chiusura per tutta la giornata. Particolarmente delusi due giovani americani venuti per tre giorni in luna di miele a Parigi, entrambi appassionati di pittura impressionista. E non è sicuro che oggi troveranno aperto.
Il personale del Musée d’Orsay protesta contro la decisione di Hollande di eliminare il giorno di chiusura settimanale nei musei e di aprire, come accade per esempio a Londra o New York, sette giorni su sette. Davanti alle prime proteste, Hollande ha già attenuato la riforma: dal 2 novembre saranno soltanto tre i musei parigini aperti sempre: l’Orsay, il Louvre e Versailles. Inoltre, l’ex giorno di chiusura settimanale (il martedì per il Louvre, il lunedì per Orsay e Versailles) sarà d’ora in poi riservato esclusivamente alle scolaresche, in modo da «alleggerire» la frequentazione nel resto della settimana. Per i sindacati però non va bene: i «mezzi in più» promessi dal presidente sono giudicati insufficienti, senza contare che il nuovo orario continuato scombina l’intera organizzazione dei turni. Scontenti anche gli esperti e gli storici dell’arte, secondo i quali, non solo gli agenti di sicurezza o le cassiere, ma anche le opere d’arte hanno bisogno di un giorno di riposo dalle luci e dal pubblico.
RIAPERTURA IN FORSE
Questa mattina il personale del Musée d’Orsay si riunisce di nuovo in assemblea e non esclude di prorogare lo sciopero. Ancora più rischioso per i turisti: all’assemblea sindacale di ieri all’Orsay si sono uniti come “osservatori” delegati del personale del Louvre, della reggia di Versailles, e anche del museo Picasso e del museo Rodin. Le chiusure per sciopero potrebbero dunque estendersi a macchia d’olio. E non solo ai Musei. Una protesta dei tecnici ha funestato due settimane fa l’apertura della stagione all’Opera, con una «Madama Butterfly» annullata alla vigilia della Prima.