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 2015  settembre 23 Mercoledì calendario

11 milioni di auto coinvolte, 6,5 miliardi di oneri a bilancio, quasi 25 miliardi di capitalizzazione bruciati in due giorni: questi i numeri dello scandalo dei motori Volkswagen, truccati per superare i test Usa sulle emissioni inquinanti. Il destino dell’amministratore delegato Martin Winterkorn appeso a un filo, che potrebbe essere reciso oggi. Imbarazzo anche della Merkel: secondo «Die Welt», il governo tedesco sapeva tutto da tempo

Undici milioni di auto coinvolte, sei miliardi e mezzo di oneri a bilancio, oltre11 miliardi di euro di capitalizzazione bruciati anche ieri. Lo scandalo dei motori Volkswagen truccati per passare i test Usa antinquinamento è diventato una slavina che rischia di travolgere i vertici e mettere al tappeto l’azienda. Ieri le voci di dimissioni imminenti dell’amministratore delegato Martin Winterkorn si sono susseguite e sono state smentite dall’azienda; ma il presidium del consiglio di sorveglianza, che si riunirà oggi in seduta straordinaria, dirà la parola decisiva.
Ieri le azioni privilegiate, quelle più diffuse tra il pubblico degli investitori, hanno perso il 19,8% a 106 euro dopo il 18,1% lasciato sul terreno lunedì; contando anche le azioni ordinarie, in due giorni sono stati bruciati quasi 25 miliardi di capitalizzazione. A differenza di quanto era accaduto lunedì, il tonfo di ieri ha travolto l’intero settore (si veda l’articolo qui a fianco). A innescare il nuovo crollo è stato il comunicato diffuso in mattinata da Wolfsburg. Due le informazioni principali, entrambe negative: il software incriminato equipaggia i motori diesel del tipo EA 189, installati su circa 11 milioni di veicoli venduti da Vw; per coprire i costi «delle misure necessarie a riconquistare la fiducia dei consumatori, Vw accantonerà 6,5 miliardi di euro sui conti del 3°?trimestre 2015» e rivedrà di conseguenza le stime di utili per l’anno in corso. La stima degli oneri, «date le indagini in corso, è soggetta a modifiche»: il mercato scommette su questa ipotesi, visto che ha tolto al titolo ben più della somma accantonata.
Il pessimismo degli investitori deriva dall’accumularsi di notizie negative, dal timore sugli sviluppi a medio termine – in particolare per quanto riguarda i danni di immagine al gruppo – e dalla congiuntura. La maggior parte dei possibili danni economici non è attualmente quantificabile, dalla maximulta Usa (fino a 18 miliardi di dollari) al costo dei richiami di quasi 500mila veicoli, alle possibili cause per danni. «La performance operativa secondo noi soffrirà per un po’» per lo scandalo, scrivono gli analisti della Morgan Stanley, i quali evidenziano subito dopo che «in agosto Vw ha segnato la peggiore performance di vendite dal 2009, con un -5,4% anno su anno». Al calo dell’8,1% della marca Vw si sono aggiunti risultati in peggioramento per Audi, Skoda e i veicoli commerciali.
In queste circostanze pesa negativamente anche la persistente incertezza sulla situazione ai vertici del gruppo. Il presidente Piech, dimessosi a primavera, verrà sostituito dall’attuale CFO Hans Dieter Pötsch, il quale dovrà essere cooptato entro fine anno in consiglio da un’assemblea dei soci; la posizione dell’amministratore delegato Winterkorn è però fortemente indebolita dallo scandalo. Ieri il «Tagesspiegel» ha scritto che il manager verrà costretto alle dimissioni e sostituito da Matthias Müller, attuale numero uno della Porsche; la notizia è stata seccamente smentita dal gruppo che l’ha definita «una sciocchezza».
Ieri Winterkorn ha aggiunto le scuse televisive a quelle scritte che aveva diffuso domenica. In un videomessaggio sul sito del gruppo ha ribadito di essere «infinitamente dispiaciuto» per quanto accaduto; «non ho per ora la risposta a tutte le domande, ma la dobbiamo ai nostri clienti e ai nostri lavoratori». Winterkorn ha promesso «la massima trasparenza», una trasparenza che fino a un mese fa Vw non aveva ancora abbracciato, dopo oltre un anno di inchiesta da parte delle autorità Usa. E ha detto: «Sarebbe un errore sospettare del lavoro di oltre 600mila persone, solo per i gravi errori di alcuni; la nostra squadra non se lo merita».
Winterkorn fa bene ad appellarsi ai dipendenti: saranno infatti tre dei loro rappresentanti a decidere il suo destino in una riunione straordinaria del presidium del consiglio di sorveglianza: i suoi componenti sono attualmente Berthold Huber,membro della IG Metall, numero uno ad interim dopo le dimissioni di Ferdinand Piech; Bernd Osterloh, il potentissimo capo del consiglio di fabbrica; Wolfgang Porsche, attualmente unico rappresentante dell’azionista di maggioranza; Stephan Weil, in rappresentanza del Land della Bassa Sassonia (secondo azionista con il 20%) e Stephan Wolf, anch’egli membro del consiglio di fabbrica. La riunione, prevista per oggi, sarebbe iniziata già ieri sera, secondo alcuni media tedeschi.
Ieri è intervenuta sul caso Angela Merkel, la cancelliera tedesca, la quale ha detto che «vista la difficile situazione, è cruciale fare luce sull’intera questione. Il ministro dei Trasporti – ha aggiunto – è in stretto contatto con il produttore e spero che i fatti verranno accertati il prima possibile». Secondo «Die Welt», peraltro, il governo tedesco sapeva da tempo che i costruttori di auto utilizzano “interruttori” del tipo di quelli di Vw messi sotto accusa negli Usa e che possono alterare i risultati dei test. La notizia viene ricavata da una risposta proprio del ministro dei Trasporti ad una interrogazione dei Verdi del 28 luglio scorso. Berlino avrebbe detto di «sostenere lo sviluppo delle norme Ue», con l’obiettivo di ridurre «le reali emissioni» dei veicoli.