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 2015  settembre 23 Mercoledì calendario

Ballerini i genitori, calciatore il figlio: a casa Paganini hanno sempre ragionato coi piedi, il talento è sempre stato nelle estremità. Mamma e papà — Raffaele e Debora, entrambi ballerini — si sono dovuti arrendere all’indole del figlio, Luca, che oggi invece si infila le scarpe da calcio e sale sul suo palcoscenico, lo stadio, a Torino, con la maglia gialla del Frosinone a caccia dei primi punti in serie A contro la Juventus

In famiglia hanno sempre ragionato coi piedi, il talento è sempre stato nelle estremità. Ballerini i genitori, calciatore il figlio, forse perché nella generazione successiva la creatività si è estesa dalle punte al collo del piede.
Benvenuti a casa Paganini, dove mamma e papà – Raffaele e Debora, entrambi ballerini – si sono dovuti arrendere all’indole del figlio, Luca. Loro magari lo avrebbero anche voluto un Billy Elliot in casa, un ragazzino che al calcio preferisce la danza: «Non ho mai spinto mio figlio Luca a fare il ballerino, gli ho sempre lasciato piena libertà», giura Raffaele Paganini, classe 1958, per ora il più famoso in famiglia: nella sua carriera è stato étoile all’Opera di Roma, ha danzato con Carla Fracci e Nureyev, è stato sul palco della Scala, e non ha lesinato apparizioni televisive, Fantastico negli anni 80, su tutte. Il figlio Luca (22 anni) oggi invece si infila le scarpe da calcio e sale sul suo palcoscenico, lo stadio, a Torino, con la maglia gialla del Frosinone a caccia dei primi punti in serie A contro la Juventus.
«Il primo vero allenatore di Luca è stato suo fratello Alessandro – racconta ancora Raffaele Paganini —. È più grande di 7 anni e lo ha fatto diventare matto, giocando al gatto con il topo». Prima le giovanili della Roma, ora il Frosinone e la serie A: non rischia di montarsi la testa? «No, continua a fare la sua vita normale. Non so neanche che contratto ha, di certo non altissimo, a lui interessa giocare e divertirsi, ama davvero il calcio». Che per lui ha affinità con la danza più di quanto si pensi: «Mi sono reso conto guardando gli allenamenti di mio figlio quanto lavorano a livello fisico. Fanno 2 ore e mezza intensissime. Noi magari ne facevamo 8, ma con tante pause. Io non so se ce l’avrei fatta a fare quello che fanno loro. La differenza è che il nostro allenamento sfocia in un’arte nobile». Eccolo l’orgoglio del ballerino. Luca di secondo nome fa Rudolf: «Come Nureyev, è un omaggio a quello che è stato un collega prima e un amico poi». Il Nureyev del calcio era Marco Van Basten, diventasse come lui suo figlio... «Va già bene se diventa il Paganini del calcio».
Oggi Luca entrerà allo Juventus Stadium: «Sarà un’emozione particolare, un evento straordinario, capisco quello che può provare, succedeva anche a me quando a 18 anni entravo nei teatri più importanti d’Italia». Un pronostico per questa sera? «Che Dio ci aiuti».