Il Tempo, 21 settembre 2015
Settantotto giorni al Giubileo e i cantieri sono ancora fermi. La politica continua a rimpallarsi le responsabilità del cronico ritardo di Roma, Marino contro il governo Renzi. Di sicuro la ripavimentazione di piazza Venezia salterà e anche l’appalto dei bagni pubblici per i pellegrini è tra quelli in bilico
Settantotto giorni al via, cantieri partiti zero. L’appuntamento con il Giubileo straordinario di Papa Francesco si avvicina. Le date sul calendario scorrono come in un film e giorno dopo giorno la Capitale si risveglia con il terrore di non farcela, di ritrovarsi le ruspe nelle strade mentre migliaia di pellegrini inondano le piazze. La politica continua a rimpallarsi le responsabilità del cronico ritardo di Roma. Da una parte il sindaco Ignazio Marino che scarica sul governo del premier Renzi: «Eravamo pronti a partire già da aprile, l’ok è arrivato solo a fine agosto»; dall’altra parte il sottosegretario De Vincenti che gli risponde: «L’Amministrazione ora ha tutti gli elementi per avviare i lavori. Basta chiacchiere. Vada avanti con l’assegnazione degli appalti». In mezzo la schiera dei cerchiobottisti che ogni giorno sottolinea come tra Governo e Roma Capitale fili tutto liscio come l’olio e che «nonostante le preoccupazioni vedrete che alla fine ce la faremo». Il riferimento è alla data ultima entro cui bisognerà chiudere i cantieri: ore 24 del 7 dicembre. Poi c’è la questione dei soldi, che ancora non si sono visti, con l’Amministrazione (al verde) costretta ad elemosinare fino all’ultimo milione.
Oggi il Governo potrebbe sbloccarne 11 da investire sui trasporti pubblici, in particolare sulla linea A della Metropolitana e sulla Roma-Lido che proprio l’altro ieri sera ha costretto i passeggeri a scendere dal treno nel bel mezzo di un tunnel e raggiungere l’uscita con le torce degli smartphone. Ieri le solite «scuse» dell’assessore alla Mobilità, il senatore Esposito: «Purtroppo paghiamo lo scotto di una linea vecchia, con treni vecchi e... bla bla bla».
Roma, come sempre, in ritardo. Mai che fosse al passo con i tempi. Oggi, più che mai, l’Amministrazione cerca di star al passo con i pellegrini, ma sulla strada per San Pietro ora (e per fortuna) deve vedersela anche con l’Autorità anti corruzione di Raffele Cantone e i muri invalicabili dei suoi dossier che pesano come mattoni su uffici «non più abituati e quindi non in grado di preparare gare di appalto seguendo procedure normali». Il virgolettato è ancora del neo assessore Esposito, ospite, qualche giorno fa, di Vespa a Porta a Porta.
Si parlava dei tempi stretti di questi «benedetti» cantieri giubilari «maledetti» dalla maxi inchiesta di Mafia Capitale che ha svelato come Roma, almeno fino a un anno fa, affidasse servizi e lavori soprattutto attraverso procedure d’emergenza, senza gare. Proprio negli affidamenti diretti, ha spiegato l’Autorità anticorruzione nel dossier che ha poi sviscerato l’«allegra» gestione capitolina, finisce per insinuarsi e crescere la corruzione. Così, il passaggio obbligato della pianificazione dei lavori per il Giubileo con gli uffici di Cantone, finisce inevitabilmente per influire sui tempi di avvio delle gare.
Dei 28 cantieri (per quasi trenta milioni di euro) riguardanti la manutenzione stradale e che dovevano essere appaltati entro questo mese, ne apriranno solo 18. Bloccati quelli con importi superiori al milione di euro per i quali sono necessarie gare europee che avrebbero tempi più lunghi. Opere importanti, come quelle sul Lungotevere, lavori attesi dai romani, che non si faranno. Condivisibile la rabbia del presidente Bianchi, numero uno dell’associazione dei costruttori (Acer), che pochi giorni fa parlava del Giubileo come di «un’occasione persa».
Domanda: ma doveva spiegarglielo Cantone agli uffici capitolini che la procedura per gli appalti oltre il milione sarebbe stata più lunga? Come poteva il Campidoglio essere sicuro che il Governo avrebbe permesso di derogare al codice degli Appalti come per l’Expo viste le strigliate quasi quotidiane del premier al sindaco? E ci sta che poi i tecnici dell’Anac non abbiano digerito la controproposta di spezzettare quei cantieri per abbassarne il valore e poterli appaltare più rapidamente. Vediamo che succede. Di sicuro la ripavimentazione di piazza Venezia salterà e con essa continueranno a saltare dalla sella gli sfortunati scooteristi costretti a passarvi ogni giorno. Consoliamoci con le prime gare. Mercoledì si parte con l’appalto per la sistemazione di piazzale Ostiense e Porta San Paolo. Ah, stavamo dimenticando che anche l’appalto dei bagni pubblici per i pellegrini è tra quelli in bilico. E questo, per la Capitale, sarebbe il colmo.