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 2015  settembre 21 Lunedì calendario

Paul Pogba e i primi passi per meritarsi la maglia numero 10 della Juventus. «La Dieci era di Platini e a me fa molto piacere portarla Senza Vidal, Pirlo e Tevez ci siamo presi tutti la responsabilità, l’anno scorso quei tre potevano risolvere individualmente la partita, ora si gioca ancora più di squadra: è questo il segreto delle ultime due vittorie consecutive»

Una traversa non è una porta scorrevole, al massimo può tremare, ma per Paul Pogba l’effetto «Sliding doors» è stato identico.
Certi bivi si indovinano così, certe storie cambiano con un colpo di fortuna al momento giusto. Paul Pogba è un ragazzo nato sotto una grande stella e da grande stella ha scelto il numero più evocativo e rappresentativo per un calciatore, ma in attesa di sfornare le magie che un 10 può e deve regalare, il centrocampista francese ha pescato dal mazzo il jolly più incredibile. Per lui e per la Juve: «Non so come ho fatto a prendere la traversa – sorride il bianconero riguardando lo 0-1 propiziato dall’autorete del portiere Lamanna -, ma la cosa più importante è che la palla in qualche modo sia entrata. A volte succede di sbagliare, ma è andata bene…». E per festeggiare lo scampato pericolo ha sfoderato un balletto con Cuadrado, mimando i passi della danza colombiana «RasTasTas». Più coreografico di un «Fiuu» di allegriana memoria, ma la voglia di celebrare la svolta in campionato era evidente. Dopo quell’azione fortunosa, capace di trasformare un incubo in un gol, Pogba ha iniziato a giocare più sereno. Fino a prendersi la responsabilità di tirare il calcio di rigore nella ripresa, il primo da quando gioca con i campioni d’Italia, segnando così il suo primo gol stagionale e allo stesso tempo rompendo proprio il ghiaccio con la maglia più pesante. «La Dieci era di Platini e a me fa molto piacere portarla. Devo, però, dimostrare sul campo di esserne all’altezza. Poi segnare con quella o con il numero tre è uguale: un gol è sempre un gol». Anche se può costare un giallo per l’esultanza sotto la Gradinata Nord del Genoa: «Non capisco l’ammonizione e avevo già fatto festa così con il Sassuolo.
Più responsabilità
Il primo passo per la risalita arriva proprio dal top player rimasto nella Juve, facendo quello che toccava fare a Tevez. O forse anche qualcosa di più, visto che Lamanna la scorsa stagione allo Stadium parò proprio un rigore all’Apache. «Senza Vidal, Pirlo e Tevez ci siamo presi tutti la responsabilità, l’anno scorso quei tre potevano risolvere individualmente la partita, ora si gioca ancora più di squadra: è questo il segreto delle ultime due vittorie consecutive». A Manchester aveva messo lo zampino nella rimonta, pennellando un assist da campione per Mandzukic, ieri a Genova ha dato la scossa a modo suo. Con un gol e mezzo capaci anche di far dimenticare i due tiri alle stelle nel primo tempo (uno su punizione e l’altro da buona posizione in area) e le titubanze nelle prime partite. «Non abbiamo fatto nulla e prima di questa vittoria avevamo solo un punto in campionato. Abbiamo iniziato male, ma il campionato non è finito».