Corriere della Sera, 21 settembre 2015
Intervista a Gikas Hardouvelis, predecessore di Varoufakis alla guida del ministero delle Finanze di Atene: «Per la Grecia l’accordo raggiunto con Ue e Fmi è ineluttabile, Tsipras e i greci prendano atto della realtà e dimostrino finalmente di essere credibili»
Gikas Hardouvelis è il predecessore di Yanis Varoufakis nel seggio della Grecia al Consiglio dei ministri finanziari dell’area euro. Ed è il suo opposto: Varoufakis ha sempre preferito le telecamere e le frasi a effetto. Hardouvelis, un economista chiamato nell’ultimo governo conservatore fino a nove mesi fa, da ministro delle Finanze ha sempre preferito il negoziato dietro le quinte e l’analisi dei fatti. Anche di fronte alla nuova vittoria di Syriza.
Dopo la chiusura delle banche, la svolta drammatica seguita al referendum e i traumi psicologici degli ultimi mesi, perché i greci sono ancora con il premier Alexis Tsipras?
«In effetti gli alti e bassi dell’ultimo governo sono stati incredibili. Tsipras e i suoi erano senza esperienza, bloccati nelle loro illusioni ideologiche, lenti nel lavorare e incerti. Ma sono sempre stati bravissimi nel manipolare i media greci e far finta di essere dei duri negoziatori, mentre in realtà non facevano niente e rinviavano sempre tutto all’ultimo, provocando ansia, fuga dei depositi bancari e il blocco degli investimenti e del commercio. Si sono alienati tutti gli altri europei. Poi è arrivato il referendum, i controlli sui capitali, l’azzeramento di fatto del risultato del referendum e il terzo programma: un piano di sacrifici dieci volte più pesante di quello che avevo concluso all’Eurogruppo dell’8 dicembre 2014».
Però Syriza non ha perso il suo fascino per gli elettori. Come lo spiega?
«Sembra che la popolazione sia disposta a perdonare tutti gli errori degli ultimi sette mesi. È perché la gente non sente ancora nelle tasche l’effetto delle misure restrittive. La tassa sugli immobili scatterà fra un mese, le pensioni saranno ridotte presto, e così via. Ma sono tutte cose che accadranno dopo le elezioni».
Lei crede nell’accordo con l’Europa e il Fondo monetario?
«Non c’è via d’uscita dal memorandum che è stato firmato. La Grecia ha perso la sua credibilità e ha disperatamente bisogno di riguadagnarla, altrimenti nessuno investirà mai in questo Paese. La crescita diventerà una chimera per anni e anni. Il governo deve mettere in pratica esattamente quello che ha firmato, se vuole che il Paese resti nell’euro».
Pensa anche che la parte di tasse e tagli in quel programma sia la medicina giusta per la Grecia? Come economista, la raccomanderebbe?
«Questo programma dà tre anni alla Grecia per ritrovare l’accesso ai mercati dei capitali. Era un obiettivo a portata di mano solo nove mesi fa, prima che Syriza prendesse il potere. Poi il governo di Syriza ha provocato una recessione e per questo i creditori hanno mostrato flessibilità: hanno ridotto gli obiettivi di avanzo di bilancio, prima di pagare gli interessi. Questo dà un po’ di margine all’economia per respirare. Quelli di Syriza sostengono che è una loro vittoria, ma gli obiettivi rivisti sono solo un po’ di lenitivo per il malanno che loro stessi hanno fatto prendere all’economia. E rendono necessari nuovi prestiti europei».
Che cosa pensa delle altre riforme chieste ad Atene dall’Europa?
«Sono la strada. Negli ultimi anni Syriza ha sempre votato contro qualunque possibile riforma. Ora deve capire che le riforme sono un processo profondamente democratico, perché contrastano gli oligopoli, aumentano la trasparenza, garantiscono un terreno di gioco uguale per tutti. Ed è fondamentale che la popolazione capisca l’importanza di queste cose».
Tsipras ha firmato il memorandum, ma dice che non ci crede. Lo applicherà?
«Forse sì, forse no. In campagna elettorale ha sostenuto che non credeva a un sacco di cose che ha firmato. Si spera che sia solo gesticolazione politica, finalizzata a non alienarsi gli elettori della sinistra dura e pura. E si spera anche che adesso riesca a mettere insieme una squadra di ministri e consiglieri con una comprovata capacità di lavoro e una gran forza di volontà per prendere decisioni difficili».