la Repubblica, 18 settembre 2015
«Non carico le carrozzine». Così un tassista di Torino ha negato la corsa a Luca Pancalli, il presidente del Comitato Paralimpico nazionale. Pancalli ora non intende denunciare questa discriminazione perché non vuole che una «nuvola si trasformi in tempesta», però spera che il clamore che ha fatto questa notizia «possa aiutare il Paese a crescere in questo senso e servire a quelli meno conosciuti di me a non essere discriminati e a non subire ingiustizie»
«Io non mi preoccupo per Luca Pancalli. Mi preoccupo per i Pinco Pallino che ogni giorno, di fronte a spiacevoli inconvenienti, non sanno come affrontare la situazione. Io l’ho risolta facilmente». Il presidente del Comitato Paralimpico nazionale Luca Pancalli, che martedì era a Torino per una giunta Coni convocata in Comune, racconta il rifiuto del tassista torinese. Ha negato la corsa, nonostante sia un obbligo per le auto bianche. «Non carico le carrozzine», ha risposto l’autista della cooperativa “57.37” Fiorenzo Audibussio senza dare altre spiegazioni. E Pancalli si è dovuto arrangiare con un altro taxi.
Pancalli, ha sopportato rifiuti altre volte?
«In 51 anni mi sono capitati episodi non piacevoli. Lo metto in conto. Ma la situazione è migliorata, non solo concretamente. C’è maggiore sensibilità. Di solito quando mi accadono cose del genere io tendo a non dirlo o a non farci caso. Questa volta qualcun altro ne ha dato notizia e spero che il clamore che ne è nato possa aiutare il Paese a crescere in questo senso e servire a quelli meno conosciuti di me a non essere discriminati e a non subire ingiustizie».
Cosa è successo di fronte al Comune di Torino?
«C’erano due macchine. Una per me era più scomoda. Più facile entrare nella Seat Altea, meno bassa. L’autista, però, mi ha detto di no, non portava carrozzine. C’è stata anche una discussione con la mia assistente. Viste le resistenze, il rifiuto al trasporto, ci siamo rivolti al taxista con la macchina più scomoda».
Presenterà denuncia?
«Non voglio che una nuvola si trasformi in una tempesta. Ci sono cose più gravi. È stato un episodio spiacevole. Finisce qui per me».
Le è successo altre volte a Torino?
«Non voglio criminalizzare nessuna città e nessuna categoria. A Torino, grazie al lavoro fatto dieci anni fa con le Paralimpiadi, si sono fatti passi da gigante. È una città all’avanguardia sul tema dell’accessibilità. Non possiamo però permetterci cali di attenzione rispetto a fatti e episodi che possono essere una spia di un ritorno indietro».
I sindacati dei tassisti di Torino le vogliono offrire una corsa la prossima volta che sarà a Torino. Accetterà?
«Pancalli ringrazia, ma ha la fortuna di poter pagare da sé le corse in taxi. Piuttosto offrano una corsa per andare al teatro, al cinema, al lavoro ai disabili di Torino. Dedichino ai disabili meno fortunati di me un pezzettino del loro lavoro. Sarebbe non solo un bel gesto, ma il modo per mantenere alta l’attenzione sul problema delle barriere architettoniche e delle altre difficoltà incontrate da chi è handicappato».
Ha ricevuto telefonate di scuse?
«Sì, molte, anche dai tassisti. La mia controproposta non è un atto di presunzione. Dedichiamoci ai Pinco Pallino. Io non criminalizzo i tassisti, in tantissimi casi ho trovato persone disponibili. Esistono, come in tutte le categorie, le pecore nere».
Cosa si fa contro le pecore nere?
«Credo che sia la categoria, prima di tutto, a dover intervenire perché le pecore nere danneggiano i colleghi. Richiamino il rispetto delle norme e di un comportamento civile».