Il Sole 24 Ore, 18 settembre 2015
Perché i cileni non corrono quando c’è il terremoto? È una questione da porre sul tavolo della Protezione civile dei Paesi a elevato rischio sismico. Tutti gli abitanti del Cile sono cresciuti ed educati all’autocontrollo, quanto meno a quello da terremoto. Con un ministero degli Interni che dà indicazioni chiare. È andata così anche ieri notte dopo una scossa violentissima, magnitudo 8,3
Perché i cileni non corrono quando c’è il terremoto? Parrebbe una domanda antropologica. Invece è una questione da porre sul tavolo della Protezione civile dei Paesi a elevato rischio sismico. Tutti gli abitanti del Cile sono cresciuti ed educati all’autocontrollo, quanto meno a quello da terremoto. Con un ministero degli Interni che dà indicazioni chiare.
È andata così anche ieri notte dopo una scossa violentissima, magnitudo 8,3. Le sirene di Santiago, dislocate nei punti nevralgici della città, hanno iniziato a suonare, ritmate da un avviso vocale: «Prepararsi! Prepararsi! Sta suonando l’allerta tsunami».
Il forte sisma con epicentro nella regione centrale del Cile, nella provincia di Choapa, 500 chilometri a nord della capitale, ha provocato una decina di morti e danni modesti, se rapportati all’intensità delle scosse. Un milione di cileni è stato evacuato, ma dopo una notte di angoscia l’allarme è rientrato.
La paura è stata amplificata dal timore di tsunami, quell’onda anomala con elevato potenziale distruttivo, rientrata in serata di ieri. Il Cile è affacciato sull’Oceano Pacifico, con una costa lunga più di 5mila chilometri. Le onde continueranno a farsi sentire lungo le coste cilene, e potrebbero durare complessivamente per 24 ore, ma «sono più che dimezzate, forse anche ridotte a un quarto rispetto al picco massimo di 4-5 metri registrato ieri», spiegano i sismologi cileni.
A vivere sulla faglia ci si abitua, ma è anche un’arte secondo molta letteratura cilena.
I cileni non corrono, dicevamo. Proprio così, un gruppo di giornalisti inglesi, in Cile nel 2010, l’anno di un terremoto devastante, dedicò un programma alla Bbc per capire le radici di questo aplomb.
Ecco i punti chiave: 1) Tutti i cileni sanno, fin da piccoli, che i terremoti saranno una costante della loro vita. 2) Nelle scuole e negli uffici vengono regolarmente simulate le evacuazioni, ordinate e sicure. 3) Gran parte degli edifici sono costruiti con norme antisismiche. Sebastian Gray, architetto cileno, spiega che è impossibile costruire un edificio nei centri urbani senza osservare i rigorosi criteri antisismici.
Infine potrebbe esserci un’altra motivazione che spiega l’atteggiamento dei cileni: quando la Terra inizia a tremare gli uomini sanno che non c’è un luogo dove fuggire. Sì, perché il suolo lungo cui correremmo si sta muovendo.
I cileni sanno anche che i terremoti assumono movimenti diversi: ondulatorio, verticale oppure orizzontale.
Il ministero degli Interni del Cile prevede un sistema di allerta davvero molto efficiente, capace di fronteggiare anche la variante terremoto con tsunami. Nei monitor del ministero, compaiono decine di città, da Arica (nell’estremo nord del Paese) a Punta Arenas, (nell’estremo sud) con l’ora esatta in cui arriverà l’onda anomala. La stessa schermata, simile a quella degli “arrivi” sugli schermi degli aeroporti, viene trasmessa in televisione.
Sia chiaro, la paura c’è. Ma i cileni sanno dominarla. Per esempio, se le scosse arrivano di notte, hanno imparato a resistere a quelle più lievi, magari restando a letto. C’è persino chi dice che, se le scosse sono lievi, vi sia un che di eccitante nel pensare che la Terra liberi energia.