3 gennaio 1861
Si dimettono La Farina e gli altri del Consiglio di Palermo
Palermo, crispina, garibaldina, contraria al governo • In Palermo, «l’esercito immenso degl’impiegati che temono perdere gl’impieghi e de’ pensionati che temono perdere la pensione». Crispi riuscì a non farsi arrestare. La Guardia nazionale teme la guerra civile e un possibile saccheggio dovuto all’agitazione nelle campagne. Arrestati agitatori che gridano per le strade (“Morte a Crispi! Abbasso La Farina ed il Consiglio di Luogotenenza!»). Li si interroga su chi sia secondo loro Cavour. Uno risponde: «Un mercante di sigari che ha fatto rincarare i tabacchi». Un altro «Un impiegato della Luogotenenza, che non vuol mettere la meta al pane». Il Consiglio di Luogotenenza sarebbe il governo dell’isola, retto finora da La Farina. Il Luogotenente, come dire il presidente, è il marchese Massimo Cordero di Montezemolo. La Farina e gli altri del Consiglio si sono dimessi oggi, consigliando a Montezemolo di chiamare da Trapani il marchese di Torrearsa. «Il fatto di Palermo spiacerà immensamente in tutte le provincie, dove i nostri nomi sono popolarissimi». Si sostiene infatti che una cosa è Palermo, un’altra è la provincia • «Io ho ferma speranza che le elezioni riesciranno a buon risultato, e quell’antagonismo che già si rivela nelle altre città dell’isola contro il primato palermitano, cautamente diretto, può giovare». Così Montezemolo a Cavour. Chiede anche di essere rimosso: «Devo fin d’ora partecipare all’E.V. che dopo questo periodo tempestoso, che il Parlamento dovrà chiudere, non potrei corrispondere più né alle esigenze della posizione né all’aspettazione che il Governo deve porre in chi sarà a capo di questa regione» (Cavour, cit.)