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 2015  settembre 17 Giovedì calendario

Il prefetto Franco Gabrielli, dal 27 agosto anche «tutor» del sindaco Marino, è pienamente d’accordo con l’analisi di Raffaele Cantone: la «riserva di caccia» destinata alle coop e prevista dal Comune di Roma è «assolutamente da rivedere». E ancora: «Il tema del 5% alle cooperative nasce anche da una buona intenzione, ma diventa criminogeno e produce il frazionamento degli appalti». Appalti dati spesso ai soliti noti, per lo più senza gare di evidenza pubblica, ma tramite affidamenti diretti e proroghe

Quella «riserva di caccia» destinata alle coop e prevista dal Comune di Roma, è «assolutamente da rivedere». Parole del prefetto Franco Gabrielli, dal 27 agosto anche «tutor» dell’amministrazione capitolina. La prima indicazione è chiara: «Il tema del 5% alle cooperative nasce anche da una buona intenzione, ma diventa criminogeno e produce il frazionamento degli appalti». Appalti dati spesso ai soliti noti, per lo più senza gare di evidenza pubblica, ma tramite affidamenti diretti e proroghe.
È quanto emerge dalla relazione di Raffaele Cantone, che Gabrielli sposa in pieno: «L’ho molto apprezzata – dice il prefetto —. Su molte cose non si discosta dalla nostra analisi: vuol dire che avevamo centrato i punti critici. Il tema è il rispetto delle regole e della legalità, uno degli aspetti più importanti su cui lavorare». Cantone conferma: «Non tutti gli appalti irregolari sono necessariamente oggetto di corruzione, ma quel sistema di illegalità ha finito per favorire meccanismi corruttivi». Ci sarà un ulteriore filone di Mafia Capitale? «Non spetta a noi valutare – la risposta del presidente dell’Autorità anticorruzione – se questa relazione potrà aprire nuove indagini giudiziarie, anche sui sindaci. Abbiamo inviato la relazione alle Procure perché c’è un evidente collegamento a Mafia Capitale: alcuni appalti riguardano cooperative oggetto di quell’inchiesta».
In realtà, di filone, se ne apre anche un altro: quello sullo smaltimento dei rifiuti nei campi rom. La Procura di Roma ha acquisito un’informativa della Polizia locale in particolare sul campo di via di Salone (periferia est, a ridosso della Roma-L’Aquila). La vicenda è anche ricostruita in un’interrogazione parlamentare del senatore Andrea Augello (Ncd) al ministro dell’Interno (e leader del suo stesso partito) Angelino Alfano. Che è successo? Il Comune, dipartimento Politiche sociali, affida direttamente al consorzio «Alberto Bastiani Onlus» (nel quale ci sono anche coop tirate in ballo per Mafia Capitale, come Edera e Capodarco) due interventi – il 10 e il 19 dicembre 2013 – di bonifica del campo, uno da 161 mila euro, l’altro da 97 mila e i lavori vengono liquidati a maggio 2014. Primo problema: «Il codice degli appalti – scrive Augello – prevede bandi di gara per importi superiori a 40 mila euro». Secondo: il consorzio, tramite un subappalto, fa anche lo smaltimento dei rifiuti speciali, senza averne la qualifica richiesta. Terzo: al Co-mune sono stati rendicontati 75.380 chili di rifiuti, ma ne risulterebbero consegnati 44 mila. Quarto: il consorzio svolge, quasi da monopolista, i lavori in quello stesso campo dal 2006, dal 2009 è andato in proroga e negli anni ha moltiplicato i guadagni: 428 mila euro nel 2011, 701 mila nel 2014. Ma i mandati di pagamento alle coop del consorzio sono andati avanti nel 2015 senza che nessuno controllasse eventuali irregolarità. Per Gabrielli e Cantone, forse, c’è dell’altro lavoro.