La Stampa, 16 settembre 2015
Niente stadio per il Milan. Silvio boccia il piano della figlia Barbara, ma lei non sembra pronta a rinunciare al Portello. Fatto sta che Bee vuole San Siro e per ora il club si concentrerà sull’attuale impianto perché tutto deve essere pronto per la finale di Champions 2016. Altri tempi, rispetto a quando qualcuno la indicava come futura presidentessa
Il plastico dello stadio del Portello custodito nelle stanze di Casa Milan forse diventerà un cimelio per il Museo. Il Milan cambia strategia: niente stadio di proprietà, il diktat di Arcore è quello di tenersi stretto San Siro. La partita è sospesa, in attesa di altri colpi di scena. Perché Barbara Berlusconi, la fautrice del progetto abortito lunedì sera con le dichiarazioni di papà Silvio, non è intenzionata ad arrendersi. Eppure ci sarebbero tutti i presupposti per farsi da parte visti gli ostacoli che ha trovato sul cammino, dalla riluttanza di Fininvest (al Portello, non ad uno stadio di proprietà), alle dichiarazioni del fratello Pier Silvio che ad agosto aveva già lasciato intendere come sarebbe andata a finire: «Non riesco ad immaginare un Milan lontano da San Siro».
Mr. Bee vuole S. Siro
Più o meno le stesse parole utilizzate lunedì dall’ex premier che in privato ha confessato di non poter sopportare l’idea di uno stadio tutto nerazzurro. Una scelta di cuore che contrasta con le idee della Barbara manager, più che mai convinta che un impianto in condivisione non porti ricavi ma soltanto costi vista la portata degli interventi che riguardano gli allestimenti. Il clamoroso passo indietro, però, non andrebbe attribuito soltanto ai costi di bonifica, ma anche ai tempi tecnici stimati da Finvest, tenuta all’oscuro di molti aspetti perché Barbara ha deciso di «combattere» la sua battaglia da sola. Dalla presentazione della manifestazione di interesse a Fondazione Fiera, Silvio Berlusconi ha utilizzato una tattica attendista, usando parole diverse a seconda dell’interlocutore. Era capace di tranquillizzare Barbara e al tempo stesso dar ragione a Marina e ai suoi uomini, parlava a Mr. Bee della vendita del Milan, senza toccare l’argomento stadio. Pare che sia stato proprio il thailandese a dare l’ultima picconata al plastico di Barbara, dicendosi favorevole al restyling di San Siro insieme all’Inter che ora deve decidere cosa fare, perché sperava di ritrovarsi senza coinquilini.
Retromarcia imbarazzata
Barbara, in estate a Bali, ha incontrato Thohir proprio per rassicurarlo che tutto sarebbe filato liscio («Io sono testarda e alla fine mio padre capirà che ho ragione»). Invece, con comprensibile imbarazzo, l’ad del Milan ieri ha dovuto spiegare il perché della marcia indietro, stando attenta a non alimentare le voci sui soliti contrasti di famiglia conditi dal pettegolezzo che quest’estate ha interrotto i rapporti con il padre proprio per la questione-stadio. Adesso l’unico modo per uscire indenni da una storia che avrà strascichi legali (Fondazione Fiera può pretendere una penale) è quello di andare avanti come se nulla fosse successo. Il Milan si concentrerà sull’attuale impianto perché tutto deve essere pronto per la finale di Champions 2016. Intanto, Mr. Bee farà il suo ingresso nel Milan come terzo ad con delega al marketing dei Paesi stranieri e Lady B valuterà il suo raggio d’azione. Altri tempi, rispetto a quando qualcuno la indicava come futura presidentessa.