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 2015  settembre 16 Mercoledì calendario

La Juve è tornata. Gigi Garanzini: «Quel gol-autogol, come minimo discutibile, ha inevitabilmente stappato la partita. Prima l’ha salvata il solito, sempiterno Buffon con una doppia parata d’istinto. Poi ha provato a pareggiarla Sturaro, andandoci davvero molto vicino e qualche minuto più tardi ci è riuscito Mandzukic su un assist d’autore, finalmente, di Pogba. Ma la Juve nel frattempo per andare a riprendersi il match aveva alzato di un bel po’ il baricentro, mettendo a nudo le insicurezze degli inglesi nel fraseggio, anche banale, di centrocampo. Il tempo di pensare che la Juve di un anno fa questa partita avrebbe provato a vincerla, ed ecco che anche questa, pur destabilizzata e incerottata, è andata a prendersela con una prodezza assoluta di Morata»

Rieccola. Rieccola nell’occasione più difficile, persino improbabile se solo si pensa a come soltanto tre giorni fa era bastato il Chievo a mettere in imbarazzo una Juve ai confini dell’irriconoscibile. Ci voleva un avversario di sangue blu, evidentemente. O forse quell’atmosfera speciale di una Coppa in cui, fino a un anno fa, la squadra puntualmente si smarriva e adesso invece poco alla volta si ritrova, sino a centrare quella che è in assoluto un’impresa. E figurarsi in un momento come questo.
Decoroso per la verità anche il primo tempo bianconero, dopo lo spavento iniziale causato da Sturaro e salvato, tanto per cambiare, da Buffon. L’assetto studiato da Allegri, con Hernanes a (provare a) fare il Pirlo e Sturaro e Pogba ai suoi lati, ha discretamente funzionato. Per merito loro, ma soprattutto del gran lavoro in copertura dei tre attaccanti: il più vocato dei quali alla doppia fase, cioè Cuadrado, ha confermato quanto di buono già si era visto con il Chievo. Attento in fase difensiva, propositivo in quella di rilancio, pronto anche ad offendere non appena se ne intravedeva l’occasione. Una Juve che badava innanzitutto a non scoprirsi, com’era logico che fosse: in questo agevolata dall’andamento lento del centrocampo inglese, in cui spiccava l’incomprensibile mancanza del cambio di marcia di De Bruyne. Ma all’intervallo lo zero a zero era l’esatta sintesi di quanto visto sino a lì.
Poi quel gol-autogol, come minimo discutibile, ha inevitabilmente stappato la partita. Prima l’ha salvata il solito, sempiterno Buffon con una doppia parata d’istinto. Poi ha provato a pareggiarla Sturaro, andandoci davvero molto vicino e qualche minuto più tardi ci è riuscito Mandzukic su un assist d’autore, finalmente, di Pogba. Ma la Juve nel frattempo per andare a riprendersi il match aveva alzato di un bel po’ il baricentro, mettendo a nudo le insicurezze degli inglesi nel fraseggio, anche banale, di centrocampo. Il tempo di pensare che la Juve di un anno fa questa partita avrebbe provato a vincerla, ed ecco che anche questa, pur destabilizzata e incerottata, è andata a prendersela con una prodezza assoluta di Morata. Che sino a lì aveva più che altro fatto numero. Ma il numero vero se l’era tenuto per il gran finale, proprio come nella magica semifinale di Madrid.