Libero , 15 settembre 2015
Il Papa ha dichiarato di aver mangiato foglie di coca in Bolivia e ha detto che i conventi che sono alberghi devono pagare le tasse. Filippo Facci: «Da lustri si sciorinano asserzioni lapalissiane e poi si continua come prima, perché mancano strumenti, controlli, denunce, persino moduli. E se ne fregano tutti: anzi, a dire il vero il popolino non se ne frega per niente, ma poi la diplomazia vaticana accomoda tutto e la classe politica non si sporca le mani. Non lo fece Berlusconi, non lo fece Prodi, non l’ha fatto Monti, mentre Renzi&Padoan hanno esteso anche alle scuole paritarie e alle cliniche convenzionate (della Chiesa) l’esenzione da Imu e Tasi. Intanto il Papa parla, dichiara»
Il Papa meno carismatico della storia umana – questo – ormai parla così tanto che non si sa neanche se riprendere le sue dichiarazioni.
In giugno disse che, in Bolivia, avrebbe masticato foglie di cocaina: qualche giornale snobbò, ma lo disse davvero. Ieri invece dichiarava che i conventi che lavorano come alberghi dovrebbero pagare le tasse: immaginate se l’avesse detto quando nel 2013 ci si scannava sull’argomento. Però l’ha detto: «Se i conventi sono alberghi, allora paghino le tasse», a metà tra una rivoluzione e un’ovvietà. Come al solito non sarà né l’una né l’altra cosa: molti conventi – lo informiamo – sono alberghi e non pagano le tasse, stop: vogliamo prenderne atto? La risposta è no.
Da lustri si sciorinano asserzioni lapalissiane («se si viola la legge, bisogna intervenire») e poi si continua come prima, perché mancano strumenti, controlli, denunce, persino moduli. E se ne fregano tutti: anzi, a dire il vero – sondaggi alla mano – il popolino non se ne frega per niente, ma poi la diplomazia vaticana accomoda tutto e la classe politica non si sporca le mani. Non lo fece Berlusconi, non lo fece Prodi, non l’ha fatto Monti, mentre Renzi&Padoan hanno esteso anche alle scuole paritarie e alle cliniche convenzionate (della Chiesa) l’esenzione da Imu e Tasi.
Intanto il Papa parla, dichiara.
Oggi, forse, Bruno Vespa non piangerebbe più: se il Papa gli telefonasse a Porta a Porta, farebbe rispondere che è occupato.