la Repubblica, 14 settembre 2015
Per la riforma del Senato, questa settimana al voto in Aula, Renzi si dice certo di avere i numeri, ma la fronda interna alla maggioranza continua a crescere e anche l’Ncd rappresenta ormai un fronte aperto. «O l’esecutivo accetta di rimettere mano all’Italicum o ci saranno conseguenze» avverte Quagliariello. Pare che i ribelli alfaniani siano almeno dieci e vogliano tornare al premio di coalizione per la legge elettorale
Il pallottoliere del Senato sarà anche accattivante quanto un Sudoku, come sostiene infastidita Maria Elena Boschi. Ma con i numeri parlamentari il governo deve comunque fare i conti, perché la fronda interna alla maggioranza continua a crescere e anche l’Ncd rappresenta ormai un fronte aperto. A rovinare la domenica di Palazzo Chigi ci pensa Gaetano Quagliariello, da tempo in pole per entrare al governo eppure costretto da mesi all’anticamera da Matteo Renzi: «O l’esecutivo accetta di rimettere mano all’Italicum – avverte – o ci saranno conseguenze per le riforme, perché nessuno riuscirà a convincere i dissidenti di Ncd a non votare contro. Non è un ricatto, ma un diniego sarebbe grave». Pare che i ribelli alfaniani siano almeno dieci e vogliano tornare al premio di coalizione per la legge elettorale. Non se ne parla, ribatte a sera il vicesegretario dem Lorenzo Guerini: «Non capisco di cosa parli Quagliariello. Sulle riforme troveremo un accordo, ma l’Italicum non si tocca». E Boschi: «Sono sicura che alla fine prevarrà il senso di responsabilità di Ncd».
Di ritorno dagli Us Open, il premier fa il punto con la sua periodica Enews. E non sembra disposto a cedere ai dissidenti: «Le riforme andranno avanti. L’Italia ha svoltato e non si torna indietro. Non ci sono i numeri? Un ritornello che porta bene, perché alla fine ci sono sempre. Come ci sono e ci saranno per il ddl Boschi». Dalla maggioranza, intanto, si moltiplicano gli appelli alla concordia. Maurizio Lupi prova ad esempio a rettificare la “linea Quagliariello”: «Non ripartiamo dal via, non è il gioco dell’oca». Mentre Boschi ricorda che Palazzo Chigi può contare anche sul sostegno del gruppo di Verdini. «Non credo che ci sarà la scissione» ha aggiunto, parlando del Pd. «Abbiamo il doppio dei voti che aveva D’Alema. I sindacati hanno contribuito a bloccare il Paese».
Per Renzi è importante motivare i suoi: «L’Italia sembrava ferma nella palude, ho accettato di formare il governo per tentare l’elettroshock. Le riforme portano credibilità internazionale e risparmio economico». Il premier elenca quelli che considera successi dell’esecutivo: «Non siamo più il problema economico dell’Europa, né la minaccia finanziaria del mondo». E l’immigrazione: «L’Italia è un punto di riferimento a livello internazionale. E da noi non c’è invasione, con buona pace dei professionisti dei toni apocalittici». Insomma, conclude Renzi, «è davvero un periodaccio per i nostri amici gufi».