Corriere della Sera, 14 settembre 2015
Non molla Roberto Calderoli, uno dei più duri oppositori della riforma costituzionale: «La microchirurgia è il mio mestiere, il mio emendamento all’articolo 2 è un intervento circoscritto, che cancella poche parole e può mettere d’accordo tutti. Il consiglio regionale elegge senatori 21 sindaci. Come è giusto, perché credo sia sbagliato che i sindaci a metà mandato possano fare campagna elettorale. Ma i 74 senatori restanti verranno eletti direttamente, sulla base di una legge ordinaria che seguirà»
«La microchirurgia è il mio mestiere, il mio emendamento all’articolo 2 è un intervento circoscritto, che cancella poche parole e può mettere d’accordo tutti». L’ex ministro Roberto Calderoli, uno dei più duri oppositori della riforma costituzionale, è specializzato in chirurgia maxillo-facciale: di interventi ne ha fatti tanti, in camera operatoria e in Aula, non sempre riusciti. Stavolta giura che può funzionare.
Dottor Calderoli, il paziente-riforme è a rischio: come si opera senza sopprimerlo?
«Giovedì ho mandato a tutte le forze politiche il testo del mio emendamento. Riguarda l’elettività del nuovo Senato, anche se per me resta un aspetto marginale della riforma».
Sul quale però il sistema rischia di andare in tilt.
«Se fossi un irresponsabile, lascerei le cose come stanno. In termini di partito, il mio interesse è andare al voto subito. Ma da cittadino non mi va di buttare tutto a carte 48».
Il «brand» Calderoli è noto per tranelli e imboscate, oltre che per una legge, il Porcellum, ben poco amata. Ci si può fidare?
«Niente trucchi, parlo sempre a carte scoperte. Quanto alla legge elettorale, è stata votata in Aula, senza fiducia».
Dunque cosa propone?
«Uno strumento abrogativo, come i referendum radicali. Si sopprimono poche parole e si mantiene l’impianto dell’articolo 2: il consiglio regionale elegge senatori 21 sindaci. Come è giusto, perché credo sia sbagliato che i sindaci a metà mandato possano fare campagna elettorale. Ma i 74 senatori restanti verranno eletti direttamente, sulla base di una legge ordinaria che seguirà».
E perché dovrebbe funzionare?
«Perché non si avrebbero né vinti né vincitori. Un noto costituzionalista mi ha detto: non è bella ma è una genialata. L’elezione indiretta viene salvata parzialmente e c’è una parte di elezione diretta. Come vogliono l’opposizione e il buon senso».
È sicuro che i partiti siano d’accordo?
«Li ho sentiti tutti. Penso che questo emendamento possa essere votato dalla Lega, Forza Italia, Ncd, 5 Stelle, Sel, gruppo misto e dissidenti Pd».
Resterebbero i renziani.
«Esatto, avremmo il 70-80 per cento dei voti, loro diventerebbero minoranza della minoranza».
Ma con la nuova navetta si allungano i tempi e rischia di saltare tutto.
«Tanto il giro bisogna farlo comunque, ci sono troppe sciocchezze da correggere. Tanto vale farlo bene. E poi ridare una funzione al Senato: i deputati si sono dimenticati di ridursi di numero e ora il peso del Senato diventa del 13 per cento. Ecco l’uomo solo al comando».
Ma i suoi 500 mila emendamenti?
«Se passa la mia proposta, li ritiro tutti. Sono 510.293 per la precisione. Ne ho pronti altri 8 milioni per l’Aula: 4.500 tonnellate di carta. Sopra il milione il Senato non è in grado di stamparli. E anche se fosse, per il peso farebbe un inchino modello Concordia verso piazza Navona e sprofonderebbe. Non mi costringano a questo».