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 2015  settembre 14 Lunedì calendario

Primo giorno di scuola. Bisogna controllare che non manchi niente nell’astuccio dei bambini, in particolare colla e forbici. La colla si perde spesso, le forbici no. I bambini dimostrano molta affezione per le loro piccole forbici, che i produttori commercializzano da qualche decennio

Ricomincia la scuola. Bisogna controllare non manchi niente nell’astuccio dei bambini, in particolare colla e forbici. La colla si perde spesso, le forbici no. I bambini dimostrano molta affezione per le loro piccole forbici, che i produttori commercializzano da qualche decennio.
Un tempo le forbici erano solo per gli adulti, oggi non si può andare a scuola senza. Il lavoro di ritagliare e incollare è essenziale. Le maestre arrivano a scuola con pacchi di fotocopie che i bambini tagliano e poi appiccicano nei loro album. Al libro di testo si affiancano vari quaderni, dove s’incollano immagini, lettere, parole, numeri, disegni. L’attività del collage ha preso il posto di quella che un tempo era la calligrafia. Prevale l’aspetto di concettualizzazione e comprensione rispetto alle attività manuali del passato; la scuola dell’obbligo addestrava al lavoro con le mani: piccoli lavoretti con il legno, cucire, cucinare. Ma poi hanno abolito «Applicazioni tecniche». Sono rimaste le attività espressive e artistiche, in obbedienza ai principi pedagogici della creatività: disegno e pittura; e questo ritagliare e incollare.
I libri di testo sono la base del lavoro scolastico, ma si realizzano anche collage con fogli e foglietti; i bambini li colorano con matite o pennarelli. Il collage in arte, e non solo, è un’invenzione di Picasso e Braque; verso il 1911. La parola viene dal francese coller, che significa collare, da cui incollare. Ma c’è anche un significato che circolava nel 1905, registrato dal Panzini nel suo Dizionario: nel gergo francese sarebbe l’unione di uomo e donna che vivono insieme fuori dal matrimonio, collati. Quando Picasso e Braque hanno esposto i primi collage, al pubblico borghese non piacevano, come racconta Francesca Polacci in «Sui collage di Picasso» (il Mulino).
Mentre i disegni dei bambini (a matita, a penna, a pennarello, a tempera) sono appesi nelle loro camerette, o esposti orgogliosamente dietro le scrivanie dei genitori (più le mamme che i papà), i quaderni con i collage, dopo qualche anno vengono gettati. Probabilmente i genitori sono convinti che l’attività di ritagliare e incollare non sia così importante: ripetitiva e standardizzata. Un tempo i quaderni di bella calligrafia venivano conservati per decenni e spesso lasciati in eredità. I borghesi dell’inizio del XX secolo vedendo i due artisti creare dei collage pensavano: questo lo so fare anche io. Salvo che nei musei, il taglia e incolla non si è mai nobilitato.