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 2015  settembre 14 Lunedì calendario

Il museo del falso. A Verrone, in provincia di Biella, aperta una struttura dedicata al tema dell’inganno e della bugia, dal punto di vista storico, scientifico e mediatico. Dall’inesistente Donazione di Costantino ai Protocolli dei Savi di Sion, dalle testedi Modigliani alle “prove” di Colin Powell sull’Iraq. E i visitatori possono anche condurre un tg con notizie inventate

C’è una differenza tra dire “questo è falso” e “questo è un falso”? Se ci pensate bene la differenza c’è: gli effetti speciali di un film d’azione sono falsi ma, non trattandosi di un documentario, nessuno si sente ingannato; le foto dei regimi da cui venivano cancellati i caduti in disgrazia sono dei falsi, costruiti per spacciare per vero ciò che non lo è. L’importante distinzione è uno dei pilastri concettuali di un nuovo, piccolo museo inaugurato in questi giorni in un antico castello di un comune del Biellese: Verrone. Si chiama, naturalmente, Falseum e da queste parti ci hanno creduto fortemente, tanto che il Comune, proprietario, ha messo il 40% dei circa 2 milioni di euro necessari a ristrutturare il castello; il resto è stato finanziato dalla Regione Piemonte.
Per evitare equivoci e delusioni, va detto subito che il Falseum non è un museo della contraffazione e del tarocco. Per quello bastano bancarelle, venditori ambulanti e anche svariati esercizi commerciali di cui il nostro Paese ahinoi abbonda. E in un terra come quella biellese, famosa per la produzione di tessuti di altissima qualità bersagliati da un altrettanto alto tasso di imitazione, la cosa va sottolineata doppiamente. All’interno del museo, quindi, niente forme di parmesan né camicie di “Amporio Armani” ma un accattivante allestimento che vuole documentare che “l’uomo da sempre falsifica, inventa, inganna; cambia il corso della storia usando il falso”. Siamo l’unica specie capace di mentire e dissimulare con intenzionalità e frequenza.
L’AUTODIFESA
Vien da pensare che anche i curatori e in particolare il direttore scientifico, il giornalista e scrittore Errico Buonanno, si siano messi una mano sulla coscienza e abbiano capito che non era il caso di incentivare tale tendenza ingannatoria. Così, hanno posto l’accento sull’aspetto educativo: il Falseum si propone come “palestra per apprendere l’arte di interrogare, analizzare e sviluppare competenze, costruire criticamente un punto di vista, soprattutto per bambini e ragazzi”. Ecco perché il museo racconta vicende e documenta come – dalla Donazione di Costantino ai Protocolli dei Savi di Sion – sia spesso sui falsi che si sono basate guerre ed eccidi ma anche scoperte geografiche e creazioni artistiche; e propone tecniche di autodifesa.
Proprio le storie saranno una variabile che evolverà all’interno di un percorso che, invece, resterà fissato. Si inizia la visita con un inquadramento del concetto di “falso” e con una sala allestita come un laboratorio alchemico e dedicata al falso scientifico e alla relativa definizione del metodo galileiano; poi si passa in un ambiente battezzato “la fabbrica del falso” che permette al visitatore di immergersi nelle situazioni e tra i personaggi di alcuni tra i più importanti falsi della storia passando da episodi drammatici come le “prove” portate all’Onu da Colin Powell per giustificare la guerra all’Iraq ad altri più leggeri, come le “foto” del mostro di Loch Ness. A proposito di Scozia, sapevate che la “tradizione” del kilt è stata costruita da zero e di sana pianta?
LA VOCE CHE CORRE
“Vedete quel che i media vogliono farvi vedere” è uno degli slogan portanti dello spazio dedicato ai falsi mediatici, giornalistici e fotografici. Qui gli allestitori si sono inventati uno studio televisivo in cui i visitatori potranno diventare conduttori del Falseum Tg e costruire notizie rigorosamente false. Chiacchiera, diceria e calunnia sono il focus di un’altra sala, dall’azzeccato titolo “la voce che corre”. Evanescente, con origini e fonti indeterminate e perciò non verificabili, spesso ha origine popolare ma viene usata dal potere per attaccare il nemico o per innescare persecuzioni ma può anche declinarsi in quella forma di complottismo che il curatore Buonanno definisce «l’idea che tutto il reale sia il prodotto di decisioni di un ristrettissimo numero di persone». «L’impostura è sempre viva – afferma – E quindi un viaggio nel falso ha un grande valore culturale per imparare a distinguere verità e finzione».
A inaugurare il Falseum lo scorso weekend, non poteva mancare “Fake, il Festival del Falso e dell’Inganno”, con incontri, spettacoli e laboratori sul tema della “bugia”. Ospiti d’onore direttamente da Livorno: le tre Teste di Modigliani. Quelle vere. Cioè quelle false.