16 maggio 1861
La Sicilia è piena di malviventi, i siciliani approfittano del nuovo governo a cui non si adattano
A un anno dallo sbarco dei Mille «la pubblica sicurezza a Palermo è deplorevole». Lo scrive giovedì 16 maggio 1861 il corrispondente della Gazzetta del Popolo di Torino. Spiega che «il personale degli uffici dai quali dipende la sicurezza è inesperto. Le aderenze che hanno alcuni di questi impiegati li fanno sovente mancare ai loro doveri, e col prevenire gl’inquisiti del mandato d’arresto contro loro staccato e col nascondere piuttosto che raccogliere le prove di reità». Si aggiunge che «anche nel personale dell’alta e bassa magistratura vi sono grandi pecche. I migliori sono dominati dalla paura». Per di più «è enorme la massa di malviventi disseminati nell’isola. Evasero dalle carceri o finirono rilasciati negli ultimi giorni della dominazione borbonica». Ha responsabilità anche l’amministrazione di Garibaldi in Sicilia: «Non potendo riuscire ad arrestarli, si acconciò ad una specie di amnistia». La Gazzetta assicura che il governo «dà disposizioni ottime e mostra energia grandissima, ma il male è profondo ed è abilmente sfruttato da partiti che per diverse ragioni non vogliono che l’attuale sistema prenda radici». I piemontesi scoprono quanto sia difficile fare applicare le leggi: «Questo popolo educato e mantenuto sotto un dispotismo dei più ferrei non sa godere della libertà che gli procura il nuovo reggimento senza oltrepassare i limiti. L’ignoranza della moltitudine creerà serie difficoltà al governo» (MAURIZIO LUPO, La Stampa 16/5/2011).