5 maggio 1861
A Genova festa per i Mille, ma contro Cavour
A un anno dalla «spedizione dei Mille» di Garibaldi, oggi Genova si accinge a ricordarla. A Quarto, dove avvenne l’imbarco, ha eretto una colonna commemorativa. L’inaugurazione è prevista nel pomeriggio. Ma la sinistra repubblicana, ostile a Cavour, vuole pilotare l’evento a modo suo. Garibaldi non ci sta e non interviene. Così fa anche il sindaco. Dei 243 mila abitanti di Genova pochi si fanno coinvolgere. I tricolori esposti per le strade sono quasi inesistenti, salvo in via San Lorenzo. Alle 15,30 è previsto un corteo, dal Teatro Carlo Felice a Quarto. Si presentano 3 mila persone: ex garibaldini, operai, mazziniani, studenti, emigrati veneti e romani con tricolori a lutto. Arrivano Nino Bixio, deputati di sinistra e il litigioso polemista Francesco Guerrazzi, che terrà un discorso. Alle 16 il corteo si muove. Gli operai gridano «Viva l’Italia, Viva Mazzini!», ma anche «Abbasso Cavour!». Giunti a Quarto, Guerrazzi prende la parola. Parla troppo. Per farlo smettere si suona l’Inno di Garibaldi. Alla richiesta di gridare «Viva Re Vittorio Emanuele!» risponde un tiepido applauso. All’imbrunire il corteo rientra, al passo dell’Inno di Mameli. Giunto in centro, si levano di nuovo grida di «Abbasso i nemici di Garibaldi, abbasso Cavour!». All’improvviso si distacca un drappello. Percorre strade ormai deserte e urla: «Uscite! Mettete fuori i lumi! Abbasso i codini, morte alla nobiltà, viva la rivoluzione!» (MAURIZIO LUPO, La Stampa 5/5/2011).