22 aprile 1861
Garibaldi risponde duramente a Cialdini
Decine di ex garibaldini vogliono sfidare a duello il generale sabaudo Enrico Cialdini. Sono indignati per la lettera che ha inviato ieri a Garibaldi, dove si proclama suo nemico, dopo esserne stato amico. Sostiene che Garibaldi avrebbe ordinato di sparare sull’armata sabauda quando calò in Abruzzo. Dice che senza i Piemontesi la vittoria garibaldina sul Volturno sarebbe stata effimera. Sono offesi anche i deputati della sinistra. Ma, per tutti, oggi, così Garibaldi risponde a Cialdini: «Anch’io fui vostro amico. Oggi sarò ciò che voi volete, non volendo scendere certo a giustificarmi di quanto voi accennate nella vostra lettera, d’indecoroso per parte mia, verso il Re e verso l’esercito». Poi entra nel vivo: «Io non conosco altri ordini che quello da me dato: di ricevere i soldati italiani dell’esercito del settentrione come fratelli; mentre si sapeva che quell’esercito veniva per combattere “la rivoluzione personificata in Garibaldi”» come si riferì a Napoleone III. «Quale deputato credo di avere esposto alla Camera una piccolissima parte dei torti ricevuti e credo di averne il diritto. L’armata italiana troverà nelle sue file un soldato di più, quando si tratti di combattere i nemici dell’Italia. Altro che possiate aver udito di me verso l’armata sono calunnie. Noi eravamo sul Volturno al vespro della più splendida vittoria nostra, ottenuta prima del vostro arrivo; e tutt’altro che in pessime condizioni» (MAURIZIO LUPO, La Stampa 22/4/2011).