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 2015  settembre 11 Venerdì calendario

Indignazione, rottamazione e peccato: Bruno Vespa risponde punto per punto alle accuse di Ignazio Marino. Perché c’è da chiedersi «se i romani si sentono più offesi dalla trasmissione o dal fatto che i vigili urbani sono intervenuti in forza al funerale di Vittorio Casamonica solo per regolare il traffico in tilt?»; perché «auspicare la rottamazione degli altri per esorcizzare la propria può essere un buon esercizio di training autogeno». E poi il giornalista cita il Vangelo di Luca...

Bruno Vespa, Ignazio Marino si sente offeso, da sindaco di Roma, per la spettacolarizzazione della mafia che addebita a Porta a porta.
«Rispetto i sentimenti del sindaco. Sarebbe tuttavia interessante fare un sondaggio tra i romani: si sentono più offesi dalla trasmissione di Porta a Porta o dalle condizioni in cui si trova la città? O dal fatto che i vigili urbani sono intervenuti in forza al funerale di Vittorio Casamonica non per staccare i manifesti blasfemi o provocatori, ma per regolare il traffico in tilt?».
Certo ma l’idea che la mafia sia stata spettacolarizzata, o banalizzata, non è soltanto sua. L’assessore alla legalità, Alfonso Sabella, parla di folklore patinato.
«Uno dei favori maggiori che si possano fare alla mafia è buttarla in caciara: la mafia è dappertutto, Vespa – magari non volendo – ha fatto un favore alla mafia. Dimenticando che i miei due ospiti sono incensurati e che al loro Padrino non è mai arrivato nemmeno un avviso di garanzia per concorso esterno, un reato che non si nega a nessuno. I magistrati facciano un bel processo per mafia ai Casamonica e noi facciamo un’altra trasmissione». 
L’accusa di Marino è senza rimedio: dice che guardare la sua trasmissione per un cattolico dovrebbe essere peccato.
«Dal Vangelo di Luca (18, 10-14): “Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: o Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri e neppure come questo pubblicano…”. Il resto della storia è noto. Io non sono così presuntuoso da sentirmi pubblicano, ma i farisei – e non mi riferisco a Marino – dovrebbero essere più prudenti».
Il sindaco ricorda un episodio, in cui lei mostrò dei malati non in stato vegetativo spacciandoli come tali, e ingenerando false speranze. Dice che questi sono i suoi metodi.
«Questa è un’accusa grave e diffamatoria. Marino mi accusa di aver truccato le carte per portare avanti una tesi contraria alla verità. L’altra sera, per caso, a una cena di matrimonio ero accanto al direttore di Avvenire, Marco Tarquinio e abbiamo parlato proprio di quelle trasmissioni. Il sindaco cattolico chieda a lui se c’erano dei falsi e quale elemento di riflessione quelle trasmissioni hanno rappresentato per il pubblico». 
Intanto Marino spera che lei sia sostituito da uno più giovane.
«Auspicare la rottamazione degli altri per esorcizzare la propria può essere un buon esercizio di training autogeno. Negli Stati Uniti, Marino avrà visto celebri anchorman (e woman) durare decenni e anche da noi ci sono esempi luminosi. In vent’anni Porta a Porta ha sempre battuto i concorrenti che non erano gente di serie B. Il pubblico sceglie, ma è l’editore che decide». 
Spiega di averne parlato col presidente della Vigilanza e suppone che Renzi sia d’accordo.
«Invece di supporre, Marino faccia una telefonata a Renzi. È sicuro di trovarlo d’accordo con lui almeno su questo? La Vigilanza deciderà e io la rispetto. Ieri un parlamentare mi ha scritto: sono stato 19 anni in Vigilanza e non ho mai visto un caso del genere. Personalmente non ricevevo tanti attestati di solidarietà da quando nel ’93 mi dimisi da direttore del Tg1. Se in tempi non lontani qualche mio collega autore di programmi ben più hard avesse subito il linciaggio di questi giorni sarebbe caduto il mondo. Mi tornano in mente tempi brutti. Spero di sbagliarmi, ma gli anni e l’esperienza sono un buon antidoto». 
L’intervista del sindaco alla Stampa era molto dura. Ritiene ci siano motivi che vanno oltre la questione dei Casamonica?
«La storia ci insegna che quando un leader è in difficoltà cerca di dirottare l’attenzione del pubblico su un bersaglio alternativo. E poi io vivo a Roma. Qualche mese fa, in un intervallo della trasmissione, Renzi chiese al pubblico in studio, selezionato come è noto in modo casuale, un giudizio su Roma. Tutti, tranne tre, bocciarono Marino». 
Le critiche continuano a stupirla o, potendo, cambierebbe qualcosa della puntata? Per Gramellini sarebbe stato almeno il caso di fare un’intervista fuori studio.
«Ogni trasmissione può essere rifatta in altro modo. Professionalmente ho la coscienza a posto. Sarebbe stato meglio tenere i Casamonica in collegamento invece che in studio? Forse sì, forse no. Meglio incinta o un po’ incinta? Le nostre contestazioni sarebbero state meno efficaci. Un programma ha la sua fisicità».