Il Sole 24 Ore, 10 settembre 2015
Pechino, ecco come cambia il Pil. L’Istituto nazionale di statistica (Nbs) ha annunciato ieri di aver modificato i sistemi di calcolo del prodotto interno lordo trimestrale, per renderli più vicini – ma non ancora completamente aderenti – agli standard internazionali. Purtroppo però nessuna modifica è invece prevista su quello che è forse il principale problema dei dati cinesi: l’assenza di indici dei prezzi per le singole componenti del pil – peraltro non pubblicate in termini reali – a cominciare da importazioni ed esportazioni
Un altro passo verso stime credibili. L’Istituto nazionale di statistica (Nbs) di Pechino ha annunciato ieri di aver cambiato i sistemi di calcolo del pil trimestrale, per renderli più vicini – ma non ancora completamente aderenti – agli standard internazionali. Le prossime stime sul terzo trimestre, previste per il 19 ottobre, saranno elaborate utilizzando la nuova metodologia.
Non è la prima volta che la Cina cambia i suoi sistemi di raccolta dei dati e di calcolo delle statistiche. A dicembre aveva modificato quelle adottate per calcolare il pil annuale, rendendo più generose le stime per il 2013. Ora è la volta di quelle trimestrali. Da tempo il Paese è criticato per la qualità scadente delle proprie statistiche, e per la straordinaria precisione con la quale gli obiettivi fissati dal Partito comunista vengono centrati. Si teme che soprattutto i responsabili delle regioni possano gonfiare i loro dati: le promozioni dei funzionari avvengono sulla base della crescita economica realizzata. Le informazioni vengono anche raccolte molto rapidamente: per la prima versione, sia pure provvisoria, occorrono due settimane, contro le quattro degli Stati Uniti, e le sei di Hong Kong e dei Paesi europei.
Il problema è particolarmente sentito per i dati trimestrali, che vengono ovunque calcolati con sistemi indiretti per l’estrema difficoltà di misurare direttamente i valori aggiunti generati da tutti i settori (in un Paese avanzato, stime dirette e precise del pil sono disponibili dopo tre anni circa).
Attualmente in Cina si fa riferimento – secondo l’istituto di statistica – ad alcuni sondaggi svolti a livello nazionale sulle spese delle famiglie, ai dati sulle finanze pubbliche e a quelli di alcune amministrazioni (come le Dogane per le importazioni e per le esportazioni). Secondo l’Nbs, ora si farà maggior affidamento ai dati relativi all’effettiva attività economica svolta in Cina e non ai dati «cumulati». Finora infatti – ma questo riguarda soprattutto la terza versione del pil trimestrale – i dati, sia in valore, sia in percentuale di crescita, venivano corretti per mezzo delle stime annuali del pil, che facevano da benchmark. Questa revisione dovrebbe essere abolita.
Nessuna modifica è stata invece annunciata su quello che è forse il principale problema dei dati cinesi (che non sembrano soffrire, come si potrebbe pensare, da una limitata base di informazioni, anche se la qualità dei dati è molto diversa): l’assenza di indici dei prezzi per le singole componenti del pil – peraltro non pubblicate in termini reali – a cominciare da importazioni ed esportazioni. In questo modo il calcolo del pil reale, a prezzi costanti, diventa davvero problematico. Spesso le stime degli economisti privati, meno brillanti di quelle ufficiali, vengono effettuate proprio applicando indici dei prezzi (deflatori) diversi da quelli adottati dall’Nbs.