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 2015  settembre 09 Mercoledì calendario

Il premier ungherese Orbán non ha ancora capito che nessun muro è in grado di fermare il lupo che tanto lo terrorizza: la Storia, che quando batte alle nostre porte non ammette sordità o rifiuto

Il premier ungherese Orbán deve avere appena riletto i “Tre porcellini”. Se il riparo di filo spinato viene spazzato via, ne costruisce uno rinforzato. Quando anche quello sarà travolto, ne farà uno di mattoni. Non ha ancora capito che nessun muro è in grado di fermare il lupo che tanto lo terrorizza: la Storia, che quando batte alle nostre porte non ammette sordità o rifiuto. Nel frattempo l’ex premier, il socialista Gyurcsàny (poi dicono che non c’è più differenza tra destra e sinistra…) sfida le nuove leggi xenofobe introdotte da Orbán e ospita profughi in casa sua. Rischia l’accusa di attività antipatriottiche, che da che mondo è mondo è uno dei cavalli di battaglia di ogni regime autoritario. A questo proposito sia detto, con parecchio dispiacere, che oggi di questo Orbán si parla parecchio per via dei suoi goffi muretti; ma quando, per diversi anni, intellettuali ungheresi (una per tutti, Ágnes Heller) lanciavano l’allarme sulle leggi discriminatorie, l’antisemitismo, il nazionalismo fobico di quel truce governo, e chiedevano aiuto all’Europa, non hanno avuto che qualche distratto cenno di simpatia. Se ci si accorge della malattia solo quando la febbre è ormai altissima, vuol dire che gli anticorpi dell’Europa funzionano piuttosto male.