Corriere della Sera, 9 settembre 2015
La svolta epocale della Germania: ospiterà 500mila profughi all’anno. Pronti per l’inverno 150mila posti letto, tremila poliziotti da assumere e fondi. Il Welfare sarà riformato. Si muove anche l’America. Il dipartimento di Stato: stiamo valutando i progetti per aiutare la Ue
Non è solo questione di solidarietà. In questi giorni, di fronte all’ondata di rifugiati, la Germania ha imboccato una strada che la cambierà nel profondo. Una trasformazione forse epocale e definitiva. Alla quale il Paese ha deciso di prepararsi e per la quale forse anche tutta l’Europa dovrebbe attrezzarsi. Non è solo problema di trovare un tetto a migliaia di persone.
Ieri, il vicecancelliere Sigmar Gabriel, socialdemocratico, ha detto che il Paese è in grado di fare fronte all’arrivo di almeno «mezzo milione di persone all’anno per parecchi anni». Il giorno prima, Angela Merkel, cristiano-democratica, aveva spiegato che il flusso «cambierà il nostro Paese». Sempre ieri, i cristiano-sociali bavaresi hanno presentato proposte per affrontare la situazione più restrittive di quelle pensate finora dal governo di Berlino (del quale fanno parte), ma comunque nel presupposto di dovere gestire una situazione senza precedenti. Cem Özdemir, uno dei leader dei Verdi (all’opposizione), si è detto di base d’accordo con la strada presa dal governo. Dovrà essere «uno sforzo nazionale», dice la cancelliera: per ora il Paese sembra rispondere.
Per molti versi, le scelte tedesche sono obbligate. Le crisi in Siria, in Afghanistan, in Libia, nel Corno d’Africa sono una fonte di profughi che cercano l’Europa. Non sono però scelte scontate. Ieri il parlamento tedesco ha iniziato a discutere del bilancio 2016. Il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble due mesi fa ha messo sul tavolo sei miliardi in più di quelli previsti e altri ne dovrà trovare in futuro. Qui, già si vede come la Germania si prepara alla situazione. Nonostante i costi, Schäuble si è impegnato a continuare a chiudere il bilancio pubblico in attivo: con denaro a disposizione si possono affrontare crisi e cambiamenti, indebitati è difficile.
Da subito la Germania si propone di creare 150 mila posti letto a prova d’inverno per l’emergenza, assumere tremila poliziotti in tre anni, fornire 400 milioni al ministero degli Esteri per interventi nei Paesi di partenza dei profughi, intensificare la lotta al racket dei migranti, stabilire con chiarezza quali sono i Paesi che producono rifugiati, per sveltire le procedure di asilo. La sfida, però, sarà ben maggiore. Anni di flussi massicci significheranno tensioni in molte comunità, una possibile crescita dei movimenti xenofobi, violenze con le comunità musulmane radicali. In più, chi arriva dovrà trovare casa, scuola per i figli, lavoro. Il sistema di Welfare andrà riformato: è vero che nel medio periodo più persone che lavorano sostengono il sistema, ma per anni la tensione sui costi sarà forte. Infine, l’impatto culturale di una società che in pochi anni sarà diversa è destinato ad avere conseguenze imprevedibili.
Come fece dopo l’introduzione dell’euro, la Germania non sembra volere spazzare sotto il tappeto una sfida ineludibile: prova a prepararsi. Gli altri Paesi dovrebbero farlo. Il Dipartimento di Stato americano ha fatto sapere di stare valutando passi per aiutare la Ue. Ma il problema di fondo resta alla Ue. Nelle parole di Frau Merkel: «È una sfida che deciderà il futuro dell’Europa».