La Stampa, 8 settembre 2015
Bruxelles paralizzata da una carovana di trattori. Settemila agricoltori accorsi per chiedere aiuto all’Europa in una fase resa particolarmente difficile dal crollo della domanda russa seguito all’embargo e dalla fine del regime delle quote latte. Con loro oltre mille trattori, protagonisti di un baccano infernale e di oltre 250 chilometri di code su strade e autostrade intorno alla capitale europea. Confronto anche duro, con lancio di uova, petardi, lacrimogeni, idranti in azione nel quartiere comunitario e tre poliziotti feriti
È passata la protesta verde, una marcia rumorosa e invasiva come al solito, 7000 agricoltori accorsi a Bruxelles per chiedere aiuto all’Europa in una fase resa particolarmente difficile dal crollo della domanda russa seguito all’embargo e dalla fine del regime delle quote latte. Con loro oltre mille trattori, protagonisti di un baccano infernale e di oltre 250 chilometri di code su strade e autostrade intorno alla capitale europea. Confronto anche duro, con lancio di uova, petardi, lacrimogeni, idranti in azione nel quartiere comunitario e tre poliziotti feriti. Una cronaca da dimenticare, nel giorno il cui il settore più sovvenzionato dall’Unione ha assediato il suo più grande finanziatore.
Non torneranno a mani vuote e non sarebbe successo nemmeno se non avessero scelto di occupare la città del Manneken Pis. A mezzogiorno, mentre fuori si marciava e una minoranza cercava lo scontro fisico, la Commissione Ue ha presentato un piano di aiuti da 500 milioni per i produttori agricoli. «Beneficio immediato per il latte», ha assicurato il vicepresidente dell’esecutivo, Jyrki Katainen, all’apertura del Consiglio d’emergenza dei ministri dell’agricoltura convocato in luglio. Riunione che poi non ha saputo cucire un’intesa a ventotto. Ce ne sarà un’altra martedì.
Da oltre un anno l’Europa ha sanzionato Putin per quello che considera essere l’appropriazione illegale della Crimea e la successiva destabilizzazione che ha portato l’Ucraina alla guerra civile. La Russia s’è vendicata bloccando l’import di carne, prodotti caseari, frutta e verdura dall’Unione, oltre che da Usa, Norvegia, Canada e Australia. Per il prodotto europeo s’è chiuso un mercato di esportazioni che vale 5,5 miliardi l’anno. «Paghiamo noi il conto della politica estera europea», ha protestato Albert Jan Maat, presidente del Copa, la lobby degli euroagricoltori.
Il pacchetto delineato dalla Commissione comprende «un nuovo sistema di stoccaggio privato per latte in polvere e formaggio», di grande rilevanza per gli allevatori italiani. I criteri di suddivisione fra i Paesi non sono stati definiti. Fonti Ue dicono che ciascuno Stato, una volta ricevuti i nuovi fondi Ue, «sarà libero di adottare le misure che ritiene più efficaci, sempre nell’ambito di criteri oggettivi, per particolari prodotti o regioni più danneggiati dalla crisi».
Le altre misure che Bruxelles suggerisce rientrano nell’ambito degli strumenti della politica agricola comune (Pac): anticipo al 16 ottobre dei pagamenti diretti già previsti per gli agricoltori a dicembre; aumento della quota di possibile finanziamento, che passa dal 50% fino al 70%. L’esecutivo Ue intende inoltre elevare il budget 2016 per la promozione, in particolare per lattiero-caseario e carne di maiale, ampliando gli 81 milioni già previsti dalla Pac. La Commissione Ue promette di intensificare il lavoro per affrontare le barriere non tariffarie nei Paesi terzi, anche se l’esecutivo europeo non nasconde che nei negoziati rimangono da superare una serie di questioni fito-sanitarie e tecniche, nonché di barriere commerciali.
Quanto alla filiera di distribuzione, Bruxelles auspica di sollevare i problemi nell’ambito del Forum di alto livello già esistente, in modo da facilitare l’economia verde nella definizione dei prezzi di vendita ai giganti del dettaglio. Niente da fare invece per la richiesta di aumento dei prezzi di intervento per il latte in polvere. Secondo Katainen «non risolverebbe l’attuale problema» e non sarebbe un approccio coerente con quello di una Pac orientata al mercato. Su questo, assicura Bruxelles, non si torna indietro.