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 2015  settembre 08 Martedì calendario

La Cassazione, nelle motivazioni della sentenza di assoluzione di Raffaele Sollecito e Amanda Knox, fa a pezzi anni di indagini e processi sull’omicidio di Meredith Kercher: clamorosi errori, contraddizioni, reperti inutilizzabili, prove che non fugano dubbi, amnesie, colpevoli omissioni di indagini. Rimangono così aperti dubbi, sospetti e interrogativi su quella notte di Halloween del 2007, quando Meredith, studentessa inglese dell’università di Perugia, fu assassinata con una coltellata alla gola, nella villetta che divideva con l’amica americana Amanda Knox

Clamorosi errori. Contraddizioni. Reperti inutilizzabili. Prove che non fugano dubbi. Amnesie. Colpevoli omissioni di indagini. A cinque mesi dall’assoluzione di Raffaele Sollecito e Amanda Knox, la Cassazione, nelle motivazioni della sentenza, fa a pezzi anni di indagini e processi sull’omicidio di Meredith Kercher. Lasciando aperti dubbi, sospetti e interrogativi su quella notte di Halloween del 2007, quando Meredith, studentessa inglese dell’università di Perugia, fu assassinata con una coltellata alla gola, nella villetta che divideva con l’amica americana Amanda Knox. Al di là della colpevolezza di Rudy Guede, accertata dalle prove, considerato l’autore materiale del delitto, su Amanda e Raffaele, scrive la Cassazione, manca un “insieme probatorio contrassegnato da evidenza oltre ogni oltre ragionevole dubbio”.
Dunque non esistono elementi inconfutabili della presenza di Amanda e Raffaele, a quel tempo fidanzati, sulla «scena del delitto». E pur nell’ipotesi che i due fossero nella casa di via della Pergola, la «assoluta mancanza di tracce biologiche a loro riferibili» fa escludere «la loro partecipazione materiale all’omicidio». Ma soprattutto l’intera inchiesta sulla morte di Meredith avrebbe avuto «un iter ondivago, con clamorose defaillance o amnesie investigative». Insomma una catena di sbagli e di approssimazioni che oltre a Rudy Guede non avrebbe permesso di individuare altri colpevoli. Per i giudici della Suprema Corte non restava quindi che assolvere i due giovani e confermare la sentenza della Corte d’appello di Firenze. «Ormai è evidente: sono stato vittima di un clamoroso errore giudiziario che rimarrà nella Storia», ha detto Raffaele Sollecito, mentre Amanda Knox ha fatto sapere di essere «molto sollevata». Reazioni a caldo, di due giovani che dopo la sentenza della Cassazione dell’aprile scorso, si sono ripresi la vita.
In realtà i giudici spiegano che l’assoluzione di Amanda e Raffaele è figlia di una inchiesta che non ne ha dimostrato la colpevolezza, più che accertarne l’innocenza. E tra gli errori più clamorosi ci sono quelli relativi ai reperti e alle indagini genetiche. In pratica i due oggetti di «maggiore interesse investigativo», ossia un coltello da cucina e un gancetto del reggiseno di Meredith, sarebbero stati raccolti e custoditi in modi del tutto impropri, rendendo le analisi scientifiche inutilizzabili. In particolare il coltello da cucina, ritrovato in casa di Raffaele Sollecito, sarebbe stato conservato in una «comune scatola di cartone», di gadget natalizi. Ancora peggiore la “sorte” del gancetto, abbandonato sulla scena del delitto per ben 46 giorni, e dunque «calpestato e spostato», prima di essere raccolto e analizzato. Per non parlare dei pc di Raffaele e Amanda, «bruciati da improvvide manovre degli inquirenti». La Cassazione punta poi il dito sul troppo «clamore mediatico».
Insomma, dopo anni di verdetti contraddittori, sulla morte della povera Merdith Kercher restano per la Cassazione due certezze. La colpevolezza di Rudy Guede, unico assassino e la giusta condanna di Amanda Knox per calunnia contro Patrick Lumumba, da lei ingiustamente accusato dell’omicidio di Metz. Il resto è l’amarezza dei Kercher: «La giustizia italiana ha voluto scrivere la parola fine su questa vicenda».