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 2015  settembre 08 Martedì calendario

La Cina rivede il Pil al ribasso, dal 7,4% al 7,3%. Nel primo semestre 2015 la seconda economia mondiale ha segnato l’andamento più lento degli ultimi sei anni. Con gli interventi a sostegno dello yuan le riserve della Banca centrale cinese sono scese di 93 miliardi in agosto

Continua la serie di ammissioni da parte delle autorità cinesi sul reale stato dell’arte nell’economia. I listini delle Borse ieri sono saliti sulle montagne russe. La volatilità ancora alta ha portato Shanghai a chiudere in calo del 2,52%, e Shenzhen in rialzo dello 0,2 per cento.
A suscitare particolare preoccupazione la rapidità del calo delle riserve in valuta della Banca centrale, che in agosto hanno registrato un calo record. Inoltre ieri sono stati rivisti al ribasso i dati della crescita del Pil cinese, che nel 2014 è stata del 7,3% (0,1 punti in meno rispetto al dato preliminare).
I dati dell’Ufficio di statistica nazionale cinese hanno fissato il prodotto interno lordo dello scorso anno a 63.610 miliardi di yuan (circa 10mila miliardi di dollari), con un calo di 32,4 miliardi di yuan rispetto al dato preliminare. Invariato il contributo del settore agricolo, mentre è stato rivisto al rialzo di 0,1 punti al 42,7% quello delle industrie. In ribasso al 48,1% infine il contributo del terziario.
Quest’ultimo dato risulta particolarmente preoccupante in quanto lo sviluppo del terziario è stato considerato negli ultimi tempi come una sorta di valvola di salvataggio dell’economia cinese.
Adesso si scopre che il contributo del terziario anche nel 2014 è stato in ribasso. Il che fa pensare che i toni trionfalistici dell’anno scorso fossero privi di un reale fondamento quando si considerava il sorpasso del terziario su industria e agricoltura come un successo dell’economia cinese.
L’anno scorso si conferma invece l’anno con la più debole espansione annuale per la Cina dell’ultimo quarto di secolo, un rallentamento provocato dalla frenata del settore immobiliare, della domanda interna e delle esportazioni. Nel primo semestre 2015 la seconda economia mondiale ha segnato un andamento del Pil ancora più basso, con una crescita rallentata al 7 per cento. l’espansione più lenta in sei anni. Questo tasso, ha detto il ministro delle Finanze Lou Jiwei potrebbe essere quello dei prossimi anni.
Mentre i listini delle Borse cinesi ieri sono stati in altalena, in mattinata sono però giunte anche le rassicurazioni della Commissione per lo sviluppo e le riforme (Ndrc) secondo cui l’economia cinese mostra segni di stabilizzazione: il consumo di energia, il mercato immobiliare stanno mostrando segni di ripresa da agosto, le misure sul debito locale i tagli di tassi e ratios nel prossimo trimestre si faranno sentire.
Negli ultimi mesi, comunque, il governo cinese ha messo a punto una serie di misure per rilanciare la crescita, tra cui il taglio dei tassi di interesse di riferimento e la riduzione dell’ammontare dei depositi che le banche devono detenere in riserve, e ha svalutato a sorpresa lo yuan.
La Cina vanta l’espansione economica più lenta in 25 anni nel 2015, i mercati globali sono crollati del 40 per cento dalla metà di giugno.
Ieri la Banca centrale ha anche rivelato che le riserve di valuta estera cinese hanno subìto ad agosto un calo di 93,9 miliardi di dollari, scendendo da 3.650 miliardi a 3.557 miliardi di dollari, la maggiore flessione mensile mai registrata.
Il calo delle riserve riflette gli sforzi delle autorità centrali per attutire le turbolenze di mercato che hanno colpito nelle settimane scorse le Borse di Shanghai e Shenzhen.
Alcuni analisti avevano stimato che la Cina, per contenere il crollo delle quotazioni, avesse speso il mese scorso una cifra ancora più elevata, intorno ai 200 miliardi di dollari.
Per quanto particolarmente alta, la somma è probabile che sia stata effettivamente sborsata attraverso diversi tools a disposizione dell’Istituto di credito centrale.