L’Indipendente, 4 luglio 2004
Torelli Viollier prima del Corriere della Sera
Quando il ragazzo aveva 18 anni, Francesco II, succeduto a Ferdinando II, fu costretto a concedere la costituzione. E furono richiamati gli uomini del breve governo del 1848 o, se non erano disponibili, i figli. Eugenio fu nominato”alunno” (impiegato in prova) al ministero dove aveva lavorato il padre. Ma non seppe della nomina. Si era dato alla macchia nell’avellinese.
Arruolato nei cacciatori irpini, volontari che operavano al fianco di Garibaldi, partecipò col grado di sottotenente alla repressione delle sollevazioni filoborboniche e alla proclamazione del governo provvisorio nazionale a Benevento. Tornato a Napoli, prese possesso, il 3 gennaio 1861, dell’impiego che gli era stato conferito cinque mesi prima e di cui ignorava la nomina. Assente giustificato, percepì gli stipendi arretrati, rimase in servizio qualche settimana e quando furono soppressi i ministeri a Napoli rifiutò il trasferimento a Torino.
Alexandre Dumas padre lo accolse come redattore dell’Indipendente, quotidiano che usciva dal 1860 e veniva considerato il suo romanzo quotidiano. Così esordì nel giornalismo Eugenio Torelli-Viollier. Di Dumas, disse che raccoglieva in sé le doti dei tre moschettieri messi insieme. Di Torelli-Viollier, Dumas disse che non gli avrebbe mai fatto mancare il suo calore d’inverno e la sua ombra d’estate.
Il sodalizio durò quattro anni. Il ragazzo aggiunse al cognome paterno quello francese della madre, Viollier, mossa che gli garantì il passaporto con cui seguì a Parigi il proprio scopritore giornalistico. Ma di fare il negro o il semplice segretario non gli andava. E quando Edoardo Sonzogno, editore dell’Illustrazione Universale, alla quale Torelli-Viollier mandava corrispondenze da Parigi, gli propose un lavoro a Milano, non ci pensò su.
A Milano lavorò per vari giornali dello stesso editore, dall’Illustrazione Universale all’Emporio Pittoresco al Secolo, non disdegnando servizi sensazionali come un volo in mongolfiera con R. G. Wells che fece scalpore. A disagio per le posizioni sinistreggianti e fortemente repubblicane del gruppo, passò al Corriere di Milano di Emilio Treves, triestino, liberale e monarchico. Ma quando il Corriere di Milano si fuse col Pungolo di Leone Fortis, rimase disoccupato dalla fine dal 1874 al 1875. Senza soldi si nutrì unicamente di maccheroni. Un ozio forzato in cui rafforzò la tendenza a vivere in isolamento e covò l’idea del nuovo giornale.
Il periodo di inattività finì quando Torelli-Viollier riuscì a inserirsi nelle trattative per la nomina del direttore de La Lombardia, giornale importante nel panorama della stampa della regione. Dopo una serie di trattative al caffè Gnocchi, ottenne il posto che gli permise di entrare in un giro di persone importanti per la fondazione del Corriere della Sera.