La Gazzetta dello Sport, 10 aprile 2011
La bicicletta nell’Ottocento
Derivato da un progetto del barone tedesco Karl Dreis, la draisienne (1817), il velocipede, antenato della bicicletta, viene perfezionato nel 1861 dai francesi Pierre ed Ernest Michaux che vi aggiungono i pedali (michaudina). La febbre del velò si diffonde fulmineamente in Europa, negli Anni Sessanta dell’Ottocento, e sbarca altrettanto rapidamente nel nostro Paese. Nel 1867, i cittadini di Alessandria assistono con stupore alle passeggiate dell’industriale della birra Carlo Michel, futuro vicepresidente dell’Unione Velocipedistica Italiana, che ha acquistato un esemplare all’Expo di Parigi. Presto si diffonde la moda del “biciclo”, o velocipede, come mezzo per competizioni sportive.
La prima gara
Come racconta Daniele Marchesini nel suo “L’Italia del Giro d’Italia”, inizialmente le prime gare organizzate da noi sono allestite a contorno di riunioni ippiche: abbiamo testimonianza di una delle primissime, il 28 maggio 1869 a Reggio Emilia, che vede Carlo Festi percorrere i 1.300 metri del circuito in 3’ e 44”, per un premio di 50 lire. Qualche mese dopo, il 25 e 26 luglio 1869, tocca a Padova ospitare due corse in Piazza Vittorio Emanuele, in palio due orologi, vinti dai signori Pozzo e Testi. Un anno dopo – come riferiscono con ampi particolari il compianto Aldo Capanni e Franco Cervellati nel loro “Dal velocipede a Gino Bartali"— il salto di qualità è originato dalla nascita del Veloce Club Firenze, costituito il 15 gennaio 1870, due mesi prima di quello milanese che organizzerà l’anno dopo il Giro dei Bastioni di 11 km. Al Veloce Firenze si deve l’allestimento della prima corsa su strada della storia italiana, un evento che rivoluziona al tempo stesso lo sport e il modo di spostarsi rapidamente da un luogo all’altro.
Avvenimento mondiale
La Firenze-Pistoia prende il via alle 9 del mattino di un mercoledì, il 2 febbraio 1870. Firenze è capitale del Regno dal 1865, è succeduta a Torino (una clausola segreta del Trattato Italia-Francia) e cederà il testimone a Roma nel 1871. La città è ricca di fermenti, l’avvenimento di una corsa ciclistica richiama protagonisti da tutto il mondo. Gli iscritti alla Firenze-Pistoia sono 23, 19 i partenti, molti i francesi, e c’è anche un bell’americano, il 17enne Rynner Van Heste, figlio di un funzionario di origine belga del consolato americano a Firenze. Si tratta di una cronometro individuale: la prima gara internazionale d’Europa, e Van Heste la fa sua in 2 ore e 12’, a oltre 15 km/h, ben al di sotto del tempo limite di cinque ore, aggiudicandosi una medaglia d’oro e un revolver Dopo il francese Charles Augusto, il pisano Edoardo Ancillotti si classifica terzo pari merito con un altro transalpino, De Sariette. Uno solo si ritira, un altro è derubato del portamonete con cento lire, ma la pagina di storia è stata scritta. Poi la febbre dilaga, nel 1899 le biciclette da noi sono 558.992: e stanno arrivando la Gazzetta dello Sport, le grandi corse, e l’Olimpiade.