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 2009  marzo 30 Lunedì calendario

Ritratto del De Sanctis politico

Ho letto la risposta che lei ha dato al lettore Nunzio Porzio (Corriere, 11 marzo). Mi piacerebbe seguire il suo consiglio di leggere il «Viaggio elettorale» di Francesco De Sanctis, ma dove lo si può trovare?
Gianfranco Bussola
segretario@ comune.brenzone.vr.it
Caro Bussola,
Esistono numerose edizioni fra cui la più recente, salvo errore, è quella dell’editore Guida di Napoli con una lunga introduzione di Attilio Marinari. Ma esistono anche parziali edizioni on line che lei potrà trovare digitando su un qualsiasi motore di ricerca: «Francesco De Sanctis Viaggio Elettorale». Scoprirà un libro che è al tempo stesso un’opera letteraria, una finestra sulla vita italiana post-unitaria e un breve trattato di antropologia politica.
Molti sanno che De Sanctis (1817-1883) fu docente di letteratura italiana al Politecnico di Zurigo, esponente della critica romantica e autore di una «Storia della letteratura italiana» che ha avuto una straordinaria influenza sulla coscienza civile della classe dirigente nazionale dopo la costituzione del Regno d’Italia. Minore invece è il numero di coloro che ricordano la sua carriera politica. Partecipò ai moti napoletani del 1848, fu esule a Torino e in Svizzera, accettò con qualche riserva critica il programma unitario dei Savoia e di Cavour. Fu ministro della Istruzione dal marzo 1861 al marzo 1862, ma passò all’opposizione negli anni seguenti e cercò di costituire un grande partito di sinistra che avrebbe garantito agli italiani le virtù della dialettica politica e dell’alternanza. Fu questa la ragione per cui si unì a Agostino Depretis dopo la vittoria della Sinistra storica nel 1876 e ritornò al ministero dell’Istruzione nel 1878 per restarvi, con una interruzione, sino al gennaio 1881. Fu insomma un uomo politico e dimostrò che il Sud poteva partecipare con entusiasmo alla creazione dello Stato unitario.
Il suo viaggio elettorale nella provincia di Avellino risale tuttavia a un periodo precedente. Alle elezioni del 1874 si era presentato contemporaneamente in due seggi ed era stato eletto, al secondo turno, in entrambi. Ma la giunta delle elezioni aveva riscontrato qualche irregolarità nel collegio di Lacedonia, dove De Sanctis era nato, e aveva annullato il risultato. Insoddisfatto di questa mezza vittoria, De Sanctis si rimise in viaggio per partecipare al ballottaggio. Voleva lavare l’onore, come si sarebbe detto una volta, e fece una campagna in cui i temi politici lasciavano il passo a quelli sentimentali. Agli elettori di Lacedonia disse in sostanza: eleggetemi perché io vi appartengo e voi mi appartenete, al di là di qualsiasi considerazione politica o programmatica. Era un uomo probo e intelligente che avrebbe ritrovato, non appena rientrato a Roma, il sentimento degli interessi nazionali. Ma nelle terre dove era nato chiedeva una lealtà che era potenzialmente clientelare. Dietro il viaggio elettorale di De Sanctis s’intravede il profilo di molti uomini politici meridionali, da De Mita a Mastella, da Mancini a Gava, che sono altrettanti Giani bifronti: nazionali a Roma, locali e baronali nel loro collegio elettorale.