Corriere della Sera, 16 luglio 2010
Storia di Nizza
Vivo a Parigi e alcuni giorni fa ho avuto una discussione con dei francesi sull’ italianità di Nizza. La tesi dei francesi è che l’ Italia è nata come Stato nel 1861 e che tutto quello che vi era prima non era italiano, ma toscano, genovese, pontificio, eccetera. Ma è veramente così? I nostri antenati, prima del 1861, non avevano la percezione di essere italiani? Si può dire che Nizza era italiana, oppure no?
Simone Roberti
simone976@yahoo.com
Caro Roberti, le parole che definiscono le persone appartenenti a un gruppo geograficamente delimitato possono avere significati diversi. Per molto tempo la parola «italiano» ha definito l’ abitante della penisola e più generalmente coloro che parlavano l’ italiano o, quanto meno, se ne servivano per le comunicazioni intra-italiane. Altri fattori unitari erano rappresentati dalla comune appartenenza a una stessa provincia dell’ Impero romano e a una comune storia religiosa. Ma il cittadino italiano non esisteva. Sotto il profilo politico l’ abitante della penisola era cittadino o suddito dello Stato in cui era nato ed era legato al sovrano di quello Stato da un sentimento di dipendenza e lealtà. I francesi non hanno torto quindi allorché sostengono che i nizzardi, nella primavera del 1861, non erano «italiani» nel senso che la parola assume quando definisce il cittadino. Erano stati soggetti a diverse influenze, fra cui quella dei Savoia, sino alla fine del Settecento, erano diventati francesi dopo la grande rivoluzione e l’ avvento di Bonaparte al potere, erano diventati sardo-piemontesi dopo i Trattati di Vienna del 1815 e sarebbero divenuti nuovamente francesi nel 1860 quando Cavour e Vittorio Emanuele II dovettero pagare a Napoleone III il prezzo dell’ aiuto ricevuto durante la guerra del 1859. Ciò che accadde a Nizza non è molto diverso, del resto, da ciò che accadde nel corso della storia europea ad altre province del continente che acquistarono l’ indipendenza, la persero o furono trasferite da uno Stato all’ altro. L’ Alsazia, la Lorena, le Fiandre cattoliche, la Bessarabia, la Transilvania, la Galizia polacca, la Bucovina non ebbero una sorte diversa da quella di Nizza. Prima dell’ avvento degli Stati nazionali queste province cambiavano padrone, ma conservavano la loro lingua, i loro costumi, le loro tradizioni e una maggiore o minore autonomia. Se fosse stata annessa alla Francia verso la metà del Settecento, Nizza avrebbe continuato a parlare il suo dialetto di origine italiana. Ma il passaggio di proprietà avvenne in una fase in cui la nazione era almeno tendenzialmente, secondo un famoso verso di Manzoni, «una d’ arme, di lingua, d’ altare, di sangue e di cor». Dopo il plebiscito del 15 aprile del 1860 la vecchia contea di Nizza venne rapidamente francesizzata con il sostanziale consenso di buona parte dei suoi abitanti. Fu contrario all’ annessione invece il suo più famoso cittadino. Eletto dai nizzardi al Parlamento piemontese nelle elezioni del 25 marzo dello stesso anno, Garibaldi giunse a Torino nei primi giorni d’ aprile per denunciare pubblicamente Cavour, l’ uomo che «aveva fatto di lui uno straniero». Ma la notizia dell’ insurrezione siciliana, il 4 aprile, assorbì tutti i suoi pensieri e le sue energie. Mentre Nizza si apprestava a votare per la Francia, Garibaldi stava preparando la conquista della Sicilia.