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 2011  maggio 08 Domenica calendario

L’invenzione della fotografia a colori

Il fascino della fotografia in bianco e nero non si discute, ma fin dalla realizzazione dei primi dagherrotipi molti si misero al lavoro per ottenere anche immagini a colori e il primo che riuscì nell’intento fu il fisico inglese James Clerk Maxwell, che nel 1855 pubblicò un articolo con il quale ipotizzava un esperimento che poi avrebbe effettuato proprio 150 anni fa, il 17 maggio del 1861, alla Royal Institution. E l’esperimento sarebbe passato alla storia perché realizzava la prima fotografia a colori.
Maxwell è sicuramente più conosciuto per le sue quattro equazioni (le Equazioni del campo elettromagnetico di Maxwell) che insieme alle tre leggi di Newton costituiscono i pilastri della ’fisica classica’, ma grazie a quella sua foto a colori è entrato di diritto anche nella storia della fotografia. Altri, prima di lui, avevano tentato di raggiungere lo scopo, ma i loro furono solamente dei rudimentali esperimenti. Joseph Nicèphore Niepce, ad esempio, era riuscito a fissare alcuni colori e dopo di lui, dieci anni prima dell’esperimento di Maxwell, il sacerdote americano Levi Hill aveva annunciato un nuovo metodo grazie al quale era possibile fissare su una lastra delle immagini a colori. La modestia, evidentemente, non era il suo forte tant’è che il prete si autocelebrò chiamando il suo metodo ’Hillotype’. Anche il nipote di Niepce, evidentemente influenzato dai lavori dello zio, era riuscito a ottenere delle lastre colorate che però, una volta messe a contatto con la luce, perdevano i colori.
Questa pretesa di realizzare foto a colori sembrava dunque essere un impresa assai complicata e fu così che molti, in quel periodo, decisero di fotografare solamente in bianco e nero per poi colorare i loro prodotti dipingendoli a mano. Solamente con Maxwell, dunque, si giunse a una vera svolta anche se le intenzioni del fisico non erano affatto… fotografiche. Maxwell, che da tempo si andava interessando alla teoria della visione dei colori, nel 1855 aveva pubblicato sull’argomento un importante lavoro e perfezionando uno strumento inventato da Thomas Young (il ’disco colorato’) aveva stabilito che tutti i colori si potevano ottenere sommando proporzioni opportune dei tre colori fondamentali (rosso, verde e blu). In questo modo Maxwell intendeva portare acqua alla teoria di Young che nel 1806 aveva proposto una teoria secondo la quale l’occhio umano reagiva solamente ai tre colori cosiddetti ’primari’ dalla cui mescolanza venivano creati tutti gli altri. E fu in questo periodo che Maxwell riuscì a effettuare la prima fotografia a colori, realizzata grazie alla sovrapposizione di filtri rossi, verdi e blu. Per il suo esperimento Maxwell, aiutato dal fotografo Thomas Sutton, l’inventore della macchina reflex che era suo collega al King’s College, aveva fatto fotografare separatamente un nastro di tessuto scozzese (il ’tartan’) ponendo davanti all’obiettivo tre filtri di diverso colore e le tre immagini ottenute furono proiettate con alcune ’lanterne magiche’ su uno schermo. Da questo esperimento uscì la prima foto a colori della storia e oggi le tre immagini realizzate da Maxwell sono conservate in un museo di Edimburgo. Non tutti, però, sono oggi d’accordo nell’attribuire a Maxwell la priorità della prima foto a colori e in particolare uno studio condotto nel 1960 da alcuni tecnici della Kodak avrebbe dimostrato che solamente una serie di coincidenze casuali e fortunate consentirono al padre dell’elettromagnetismo di realizzare la prima foto a colori. E probabilmente per questa ragione il vero inventore della fotografia a colori è considerato il francese Louis Ducos du Hauron (1837-1920) che nel 1869, otto anni dopo l’esperimento di Maxwell, pubblicò I colori in fotografia, soluzione del problema, un’opera nella quale esponeva un particolare procedimento da lui stesso brevettato (la ’sintesi sottrattiva’) che sarebbe stato alla base di tutti i successivi procedimenti a colori sia nella fotografia che nella cinematografia. Dagli esperimenti di Maxwell in poi altri si interessarono alla fotografia a colori, che raggiunse una tappa fondamentale all’inizio del Novecento quando i fratelli Lumière brevettarono il metodo Autochrome, antesignano di quel Kodachrome che diventò sinonimo della fotografia a colori.