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 2010  luglio 16 Venerdì calendario

Terroni di Pino Aprile versione breve

Gran turco «Queste Camere rappresentano l’Italia come io rappresento il Gran Turco» (Massimo d’Azeglio).
Massacri Tra i villaggi e i paesi messi a ferro a fuoco dai nordisti alla conquista del Sud: Nicosia, Biancavilla, Leonforte, Racalmuto, Niscemi, Trecastagni, San Filippo d’Agira, Castiglione, Noto, Regalpetra, Gaeta (fossa comune con duemila cadaveri), Gioia del Colle (150 morti), Vieste (decine di giustiziati, tra cui l’arciprete, quattro canonici, il capitano della Guardia nazionale, 21 militi), Montecillone, Isernia (1.245 massacrati, il triplo delle Fosse Ardeatine), Auletta, Pietrelcina, Paduli, Nola, Scurcola, Teramo, Casamari, Montefalcione «parte scannati, parte sepolti nelle rovine, o arsi dalle fiamme; e il rimanente che potè sottrarsi all’eccidio è costretto a vagare qua e là».
Oltraggi Garibaldi nel 1868: «Gli oltraggi subiti dalle popolazioni meridionali sono incommensurabili. Sono convinto di non aver fatto male, nonostante ciò non rifarei oggi la via dell’Italia meridionale, temendo di essere preso a sassate, essendosì colà cagionato solo squallore e suscitato solo odio».
Miseria «Da un giorno all’altro nelle Due Sicilie le tante aziende che lavorano per lo Stato perdono le commesse. Tutte al Nord, dai cannoni alle matite. Le fabbriche coinvolte chiudono e si spara sui dipendenti che protestano, dall’acciaio alla zecca, cantieristica, edilizia, abbigliamento (divise), ferrovie. Un’ondata di fallimenti e di ristrutturazioni getta nella miseria decine di migliaia di lavoratori; moltissimi industriali e commercianti convertono le loro fortune da capitale di rischio, investimenti, a rendite, per metterle al sicuro. Ma ”le rovinose e reiterate alienazioni di rendita napoletana effettuate dalle due prime luogotenenze ne fecero precipitare la quotazione da 108-113 fino a 75, fra l’allarme e la disperazione dei risparmiatori meridionali” (Molfese, Storia del brigantaggio dopo l’Unità)».
Corda La Gazzetta del Popolo di Torino suggerì a un certo punto che per risparmiare sarebbe stato meglio «non solamente fucilare, ma impiccare, poiché la stessa corda può servire per molti altri».
Patagonia Il ministro degli Esteri Menabrea intavolò seriamente trattative per avere un pezzo di terra in Patagonia dove deportare i meridionali. Oppure nel Borneo, in Tunisia, in Eritrea, nel Mar Rosso (l’isola di Socotra), in Mozambico, in Angola, sulla costa est dell’Australia, nell’arcipelago delle Nicobare (Oceano indiano) o a Timor, a Goa, a Macao. Cadorna garantì agli inglesi che la concessione di un’ampia regione in una terra desolata non mirava allo «stabilimento di una colonia» permanente, facendo intendere che i deportati, giorno per giorno, sarebbero stati eliminati.
Mirino «Italiani del Nord e del Sud si conobbero guardandosi attraverso il mirino del fucile» (Salvatore Scarpino).
Differenze L’idea che, essendo così grande oggi il divario tra Nord e Sud, doveva essere ancora più grande al momento dell’Unità è completamente sbagliata. Vittorio Daniele e Paolo Malanima, autori de Il prodotto delle regioni e il divario Nord-Sud in Italia. 1861-2004: «l’Italia era allora un paese povero e quando questo accade non c’è possibilità di grandi differenze tra una zona e l’altra. Si ragiona così: stabilito il limite di povertà intorno a 800-900 di una moneta immaginaria, l’Italia era prossima a quella quota, con circa 1.300. In tali condizioni si sta più o meno sulla stessa barca. Il divario cominciò a manifestarsi tra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta dell’Ottocento. Fu contemporaneo cioè alla nascita della questione meridionale. I divari regionali, assai modesti nell’immediato periodo post-unitario, aumentano nettamente per quasi un secolo, riducendosi solo nei due decenni dopo la Seconda guerra mondiale (gli anni della Cassa del Mezzogiorno)».
Umberto «L’uccisione di Umberto I è salutata con manifestazioni popolari di giubilo tra gli emigrati italiani all’estero».
Notizie tratte da Pino Aprile Terroni. Tutto quello che è stato fatto perché gli italiani del Sud diventassero meridionali. Piemme 2010