Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  agosto 28 Venerdì calendario

L’amore folle di Alida Valli per il regista Carol Reed. Nel 1949 la diva del cinema italiano perde la testa sul set de “Il terzo uomo”. In un diario segreto racconta i suoi desideri nascosti, tra alcol, litigi e passione. Intanto la pellicola è tornata in sala, restaurata dalla Cineteca di Bologna con Studio Canal

Diventa dolcissima quando, con trepidazione adolescenziale, scrive: «Telefona Carol: Allida? Viene Carol. Sono troppo felice». O quando, illuminata di passione, annota: «Lo adoro!». Sono le emozioni racchiuse in un diario privato di Alida Valli che rivelano un amore, finora inedito, tra la “fidanzata degli italiani”, come era chiamata l’attrice scomparsa nel 2006 a 85 anni, e Carol Reed, il regista inglese di Il terzo uomo, uno dei cento film più belli della storia del cinema per l’American Film Institute, un noir vincitore del Grand Prix al Festival di Cannes del 1949, scritto da Graham Greene che poi ne trarrà un romanzo.
Fu proprio durante la lavorazione del film – nuovamente nelle sale dopo il restauro di Studio Canal, nel centenario della nascita di Orson Welles, per inaugurare la nuova stagione della Cineteca di Bologna – che nacque quella passione divorante rivelata ora, per la prima volta dal diario segreto di lei.
Erano i mesi a cavallo tra il 1948 e il 1949. Alida Valli, il regista Carol Reed, la star Orson Welles, Joseph Cotten, Trevor Howard girano tra Vienna e l’Inghilterra. Reed, inglese, 43 anni, è in quel momento un regista stimato ma nulla più (poi nel 1968 scipperà l’Oscar a Kubrick di 2001 Odissea nello spazio con Oliver! ), consapevole però di avere tra le mani con Il terzo uomo un futuro capolavoro, anche per la presenza nel cast di Orson Welles (sua la battuta cult del film: “In Italia, sotto i Borgia, per trent’anni ci furono guerre, terrore, assassinii, massacri ma vennero fuori Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera, non ci fu che amore fraterno ma in cinquecento anni di pace e quieto vivere cosa ne venuto fuori? L’orologio a cucu...”).
Alida Valli ha 28 anni, è bellissima, una ragazza elegante, occhi verde-azzurro, allegra. In Italia è già una diva, “la” star del cinema dei telefoni bianchi. In seguito girerà oltre 150 film, lavorerà con Luchino Visconti, Antonioni, Bernardo Bertolucci, Pier Paolo Pasolini e a teatro con Patrice Chereau. Ma in quei giorni gioca per la seconda volta in due anni la carta di Hollywood, dopo Il caso Paradine di Hitchcock. Il potente David O. Selznick l’ha messa sotto contratto e Alida si è trasferita con il marito, il jazzista Oscar de Meio e i figli, a Los Angeles, al 12921 di Marlboro Street. Non senza problemi. Il diario restituisce le ansie, le paure, “le tremarelle” che la bloccavano. In uno uno dei giorni peggiori sul set di Il terzo uomo (il 3 febbraio del 49) scrive: «Grazie alle pillole mi sento un’altra, ma come attrice faccio sempre schifo».
Il sogno della passione arriva inatteso e, come in un serial, lascia il fiato sospeso ad ogni puntata, tra emozioni e sorprese ma anche trappole e delusioni. Il 4 gennaio annota: «Ho ritrovato il mio amore», con riferimento alla ripresa del lavoro sul set dopo l’anno nuovo e al nuovo incontro con Carol Reed. E il 26: «7 p.m. Chiama Carol; 9 p.m. “Carol non chiama (Io sono scema)». Poi il 30: «Nessuno ha telefonato e io mi mangio il fegato per niente», comincia a confessare. Scrive frasi come: «Non mi sento troppo bene, il cuore è balengo». Passa qualche settimana ed ecco un umore nuovo: «Sto benissimo il lavoro funziona e lo adoro», «Si tira avanti perché sul set c’è il mio amore», «Stato di grazia». Venerdì 18 marzo: «Sto benissimo il lavoro funziona e lo adoro». Seguono giorni con frasi-telegrammi tipo: «Lunch con Carol. È più bello che ai tempi di Carlo». Una domenica di aprile: «Carol – Trattoria francese. Non è possibile adorare una persona di più». E mercoledì 23 marzo: «In certi momenti ho paura di svenire dalla felicità. In altri mi metterei a urlare dalla gioia o a fare cose pazze come mettermi a camminare sui cornicioni della finestra».
Poi la gioia si rabbuia: «Tornata a casa crisi isterica e pianti» (il 2 febbraio).«Carol si sbronza e parla troppo. Io sono giù, giù, giù» (il 5 febbraio); «Il mio amore si comporta odiosamente» (il 14 febbraio).
Della sua vita privata, Alida Valli, non ne aveva mai fatto un grande mistero. Le cronache glamour a tra i Quaranta e i Sessanta la seguono in una lunga lista di amori reali o immaginari: Mussolini e perfino Goebbels conosciuto in Germania, ma anche Pietro Ingrao, e poi Mario Soldati, Dino Risi, play boy d’antan come Vanni Borletti, Carlo Cagnasca, l’aviatorte caduto a Tobruk nel 1941, Piero Piccioni, figlio del ministro Dc Attilio, accusato di uno dei più celebri casi di cronaca, l’omicidio di Wilma Montesi nel 1953, ma assolto proprio per la testimonianza della Valli che disse di aver passato la notte con lui. Quello con Reed fu un breve romanzo, un amour fou, il tempo delle riprese del film e per di più imprigionato nelle nevrosi del set. Giovedì 31 marzo il set si chiude a Londra e Alida Valli si limita a scrivere: «Il film è finito, mi sento fredda e vuota». Il 9 aprile, tragica, annota: «Tutto è finito ma io non ho il coraggio di morire». Il 12 riporta un biglietto di Reed: «Non ho mai amato come ora e mai più lo sarà. Mi hai dato un ultimo giorno. Grazie, grazie e arrivederci. Carol Reed». E questo fu il solo chiarimento tra loro.
Il diario si chiude il 21 maggio con l’addio al marito Oscar De Mejo, da cui poi divorzierà ma cenon per continuare il suo rapporto con Reed. Di lì a poco, Alida Valli verserà una pesante penale a Selznick per fuggire dall’inferno di Hollywood e tornare in Italia, sola con due bambini e una vita da ricostruire.