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 2010  maggio 05 Mercoledì calendario

Dumas al seguito di Garibaldi

DUMAS «CRONISTA» DELLA SPEDIZIONE «GARIBALDI, UNA LEGGENDA VIVENTE» – «Quando i due battelli furono vicini, fin quasi a toccarsi, Garibaldi domandò a Bixio quanti fucili avesse a bordo. Mille, rispose Bixio. E quante pistole? Nessuna! Il mare era grosso, il cielo sempre minaccioso...» un inviato davvero speciale colui che racconta e fa conoscere in tutta Europa la spedizione dei Mille, contribuendo così alla fama di Garibaldi e alla simpatia per la causa italiana. Un inviato che si precipitò a Genova, si unì ai garibaldini e ne descrisse le battaglie e gli eroismi fino al trionfale ingresso a Napoli. Alexandre Dumas s’imbarcò su una goletta di sua proprietà, la «Emma». Era vestito di bianco, con un cappello ornato da piume blu, bianche e rosse. A bordo c’era una giovanissima amante, vestita da marinaio, così che i garibaldini la chiamavano l’«Ammiraglio». Durante il lungo viaggio la pancia dell’Ammiraglio cominciò a ingrossarsi e «venne al mondo una garibaldina»... e Dumas divenne padre a quasi sessant’anni.
La folle impresa di Garibaldi entusiasmava Dumas, sia perché gli sembrava di veder tradotte nella realtà le avventure dei suoi romanzi, sia perché odiava i Borbone, ritenendoli responsabili della morte di suo padre. Lo scrittore spese un po’ dei suoi risparmi per procurare armi e camicie rosse a colui che considerava «una leggenda vivente, il condottiero della libertà, il soldato dell’indipendenza», come ebbe poi a scrivere in numerosi articoli e libri, fra cui le celebri Mèmoires de Garibaldi.
In pratica, gli scritti di Dumas furono un primo grande esempio di evento mediatico e del peso della stampa nelle vicende politiche.
Lo scrittore aveva conosciuto a Parigi il fratello maggiore di Nino Bixio, Alexandre, un personaggio rimasto stranamente in ombra nella nostra storiografia, ma decisivo in alcuni passaggi cruciali del Risorgimento. Immigrato giovanissimo, giornalista, medico, deputato, uomo d’affari e amico personale di Dumas’ incontrato sulle barricate della Rivoluzione del Trenta – aveva fatto da tramite fra Cavour e Napoleone III. Fu lui, fra l’altro, a combinare il matrimonio fra il cugino dell’imperatore e la figlia del re Vittorio Emanuele. E fu attraverso i fratelli Bixio che Dumas entrò in contatto con Garibaldi e si mise in testa di seguire la spedizione.
Dumas arrivò il 9 maggio, quando i Mille avevano già preso il largo, ma non si perse d’animo e recuperò il tempo perduto. Raggiunse i garibaldini a Palermo e cominciò a scrivere la cronaca degli avvenimenti. In verità, al direttore de Le Siécle inviò un primo dispaccio in cui traduceva gli appunti di un «compagnon de Garibaldi», ma la penna e gli occhi traboccanti di passione erano i suoi. Descrisse Garibaldi, avvolto in un mantello scuro, e Bixio, in un’uniforme militare con i risvolti rossi. Il «compagnon» era probabilmente Giuseppe Cesare Abba, il quale, la sera della partenza da Quarto, annotò: «Chi, fra quanti siamo qui, non ripensa che oggi è l’anniversario della morte di Napoleone?». Garibaldi aveva perfettamente capito quanto Dumas potesse contribuire al suo mito e di conseguenza alla causa italiana. Da parte sua, lo scrittore, sensibile ai diritti d’autore e spesso oberato da debiti, trovò nelle vicende garibaldine una straordinaria fonte di successo e pubblicistica. Dal loro sodalizio, oltre che da una sincera amicizia, nacque anche un giornale, l’Indipendente, pubblicato a Napoli grazie a un finanziamento di Garibaldi. Qualche mese dopo, Dumas cominciò a raccontare sulle prime pagine alcuni episodi della spedizione dei Mille, fra i quali l’emozionante momento della partenza e il drammatico dialogo fra Bixio e Garibaldi. La storia d’Italia e dei Borbone veniva anche condensata in dispense per gli abbonati e fu quello un primo esempio di promozione di «collaterali».
Una lettera di Garibaldi, pubblicata sull’Indipendente, andrebbe riletta oggi, nel clima di polemiche che attornia le celebrazioni. È l’aprile del 1861. «Molti individui che compongono il Parlamento non corrispondono degnamente alle aspettative della nazione, ma la nazione è compatta, a dispetto di chi non lo vuole, e il mondo sa che cosa può fare l’Italia concorde. Hanno voluto creare un dualismo fra l’esercito regolare e i volontari... ma lasciamo queste immondezze perché al di sopra di tutto c’è l’Italia. La nostra storia non è eguagliata da nessun popolo della terra. Quando saremo tutti uniti ci temeranno. Abbiamo la simpatia delle grandi nazioni. Siamo concordi, e l’Italia sarà».
Dumas era scrittore inesauribile, ma si avvaleva – anche per i suoi romanzi – di oscuri collaboratori. Per gli articoli dell’Indipendente, che usciva in lingua italiana, aveva bisogno di un traduttore. Lo trovò fra i garibaldini. Era un ragazzo, con un padre napoletano e una madre francese, Eugenio Torelli-Viollier, il quale, molti anni dopo, fondò a Milano il Corriere della Sera, il giornale della nuova classe dirigente italiana.