la Repubblica, 27 agosto 2015
Roma, il Giubileo sotto tutela con Gabrielli e la bonifica dell’amministrazione con Alfano. Il prefetto avrà i superpoteri sui finanziamenti e sulle opere della capitale per l’Anno Santo, con l’ausilio dell’Autorità anticorruzione di Cantone per l’affidamento degli appalti. Intanto il ministro degli Interni porta il Campidoglio sul tavolo di Palazzo Chigi, perché non basta aver ruotato i dirigenti colpevoli, ora bisogna «azzerare» i dipartimenti coinvolti nello scandalo Buzzi-Carminati. Perché «qui non si tratta di salvare Marino – ha spiegato Renzi ai suoi – ma di salvare Roma»
«A Roma arriverà la Troika», scherzano a Palazzo Chigi nelle ore che precedono il Consiglio dei ministri. Il richiamo agli “uomini in nero” che in passato hanno preso possesso dei ministeri greci, esautorandone i legittimi titolari, calza bene. Perché questo è ciò che accadrà al termine di un mese di fughe in avanti, ripensamenti e bracci di ferro dentro al governo e anche dentro il Pd tra fautori della linea dura commissariamento del comune – e paladini di un approccio che salvasse almeno le forme. Benché abbiano alla fine prevalso questi ultimi, il giudizio politico del premier su Marino resta pesantissimo. Ormai comunque è fatta. «Qui non si tratta di salvare Marino – ha spiegato Renzi ai suoi – ma di salvare Roma». E anche l’immagine dell’Italia nel mondo, messa seriamente a rischio nel caso l’arrivo di milioni di pellegrini per il Giubileo fosse coinciso con lo scioglimento per mafia della capitale. Un danno incalcolabile di reputazione.
Questo non vuol dire che l’opera di bonifica dell’amministrazione, che oggi il ministro Alfano illustrerà nei dettagli, non sarà portata avanti con severità. Si parla infatti di un «azzeramento» dei dipartimenti coinvolti nello scandalo Buzzi-Carminati. Non basta infatti aver ruotato i dirigenti colpevoli – cosa che la giunta ha provveduto a fare in autonomia – ma è necessario un intervento più radicale per costruire intorno al sindaco un «cordone di salvataggio» che gli consenta di proseguire il mandato. Si tratterà dunque di un intervento «chirurgico», con la possibile nomina di funzionari governativi a capo dei settori che si sono dimostrati più permeabili al malaffare: emergenza abitativa, verde pubblico, politiche sociali, patrimonio. Gli uomini indicati dal prefetto Gabrielli dovranno affondare il bisturi ed esaminare tutte le carte nei cassetti.
Ma c’è un’altra partita cruciale che si intreccia con quella di Mafia Capitale: il Giubileo della Misericordia indetto dal Papa con inizio l’otto dicembre. In termini operativi è come se iniziasse domani, dato che si tratta ancora di assegnare tutti i lavori e di presentare al mondo una città che non sia quella con cui quotidianamente hanno a che fare i romani. La corsa contro il tempo è scattata, con due registi politici, all’interno e all’esterno della giunta: il commissario del Pd Matteo Orfini e il vicesindaco Marco Causi. Proprio Causi ieri ha incontrato il ministro Delrio per stabilire quali lavori realizzare subito (tra cui 40 chilometri di piste ciclabili) e quali più avanti. Il giorno prima invece era stato a palazzo Chigi per limare con il sottosegretario De Vincenti il “pacchetto Roma” che sarà approvato oggi dal governo. C’è bisogno infatti di varare poteri speciali per consentire al comune di fare in quattro mesi quello che normalmente andrebbe fatto in due anni: gare d’appalto, aggiudicazione dei lavori e apertura dei cantieri. Con tempi che arrivano in alcuni casi a 15 giorni. Nelle 8 cartelle del pacchetto Roma c’è di tutto. C’è un decreto del presidente del Consiglio che affida al prefetto di Roma Franco Gabrielli il «raccordo operativo» sul Giubileo, fotocopiando quanto deciso per l’Expo di Milano. C’è la delibera “tagliatempi” sulle opere pubbliche. E l’approvazione del piano presentato dal comune con la riqualificazione dei lungotevere, dei parchi, delle stazioni, la creazione di percorsi pedonali in centro, la manutenzione dello scalcagnato parco pubblico circolante, i bagni pubblici. E tutto quello che si può fare con i cinquanta milioni di euro ottenuti dal governo il 4 agosto. Poi la prossima settimana Causi (e forse anche Marino, se nel frattempo sarà tornato dalle vacanze) sarà di nuovo a palazzo Chigi per una riunione con Padoan e gli uomini del ministero dell’Economia. Un vertice per provare a sbloccare un’altra trentina di milioni di euro allentando il patto di stabilità.
Su tutti gli appalti – visto che ci sarà una deroga sui tempi e la scusa della fretta di solito è il modo migliore per inquinare le gare – vigilerà l’Anac, l’autorità nazionale anticorruzione. Ci vorrà insomma il bollino rosso di Raffaele Cantone prima di poter spendere un euro. E anche questo, oltre al ruolo di «raccordo» del prefetto Gabrielli, la dice lunga sul grado di autonomia politica di cui potrà godere da qui in avanti il sindaco.