Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  agosto 27 Giovedì calendario

Per Pier Carlo Padoan «i tagli alle tasse si fanno solo con i tagli alla spesa. Solo così avremo un impatto più efficace ed una finanza pubblica più sostenibile. Altrimenti il Paese non è credibile, e questo comporterebbe la risposta negativa dei mercati che sul debito ci farebbero pagare tassi più alti mentre le istituzioni non ci concederebbero margini di flessibilità perché non si fidano». Al Meeting di Rimini, il ministro del Tesoro traccia la strada per il rilancio dell’economia. Perché un aumento del Pil dello «zero virgola» non è sufficiente

Prima il taglio delle tasse sulla casa, poi il piano per sostenere i redditi bassi e aiutare le imprese, soprattutto quelle del Sud, attraverso una serie di agevolazioni fiscali. Il ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan parla al Meeting di Rimini e traccia la strada per il rilancio dell’economia. Perché un aumento del Pil dello «zero virgola» non è sufficiente, visto che «sono 20 anni che non abbiamo tassi di crescita degni della nostra ricchezza», dice. La causa? «Non si sono affrontati gli ostacoli strutturali», ragiona il titolare di Via XX Settembre. Ci sono «ferite che devono essere ancora rimarginate», spiega. Serve dunque un intervento «che riesca a cambiare i comportamenti di imprese e famiglie. Se questo cambiamento non avviene la ripresa della crescita resterà debole e insoddisfacente». 
I provvedimenti, però, vanno adottati in modo graduale, con un «orizzonte di medio termine». Sarebbe «bello», sorride Padoan, poter tagliare 50 miliardi di tasse subito, ma «il principio della nostra filosofia» è che la riduzione del fisco deve essere «credibile». L’unica soluzione, dunque, è agire attraverso la spending review, «abbattendo le spese. Se le esigenze diminuiscono c’è uno spazio credibile per la riduzione delle tasse». È la via per abolire Imu e Tasi sulla prima casa, ma anche per guadagnare più fiducia, soprattutto in Europa. «Riducendo la spesa – dice Padoan – avremo un impatto più efficace ed una finanza pubblica più sostenibile. Altrimenti il Paese non è credibile, e questo comporterebbe la risposta negativa dei mercati che sul debito ci farebbero pagare tassi più alti mentre le istituzioni non ci concederebbero margini di flessibilità perché non si fidano». 
L’ostacolo più insidioso, e il ministro lo sa bene, in questo momento è la Commissione Ue. A Bruxelles il taglio delle tasse sulla casa piace poco e il governo rischia di non ottenere la flessibilità di cui ha assoluto bisogno. Padoan è cauto: «L’Italia sta facendo riforme attese da molti anni, e questo ci ha fatto riguadagnare la fiducia dei partner europei, e ci ha consentito un margine di flessibilità già riconosciuto per il 2016. Se per flessibilità si intende deficit, però, non dobbiamo dimenticare che al di là dei vincoli Ue il nostro vincolo principale è l’enorme debito pubblico che si può ridurre soltanto con una combinazione di crescita sostenuta e disciplina di bilancio». Padoan accenna anche all’allarme Mezzogiorno: non servono «politiche diverse» ma c’è una ipotesi di incentivi fiscali dedicati al meridione, ma il ministro è attento nell’avvertire che i margini sono strettissimi. Sul tavolo della manovra resta anche il possibile rinnovo degli sgravi per le assunzioni. 
La strada delle riforme, però, ieri ha fatto segnare uno stop inatteso. A differenza di quanto dichiarato da Giuliano Poletti in mattinata, nel Cdm di oggi non verranno approvati gli ultimi quattro decreti attuativi sul Jobs Act. È lo stesso ministro, da Rimini, ad annunciare il dietrofront dopo una telefonata con Renzi. «Ho parlato con il premier, non c’è alcun problema di merito, c’erano troppi provvedimenti all’ordine del giorno ed altri temi con scadenze più stringenti», dice. Se ne riparlerà il 4 settembre, spiega. C’è il tempo per sciogliere due nodi particolarmente complicati: il controllo a distanza sui lavoratori e la platea dei destinatari degli ammortizzatori sociali.