Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  agosto 27 Giovedì calendario

Un Millennium senza Larsson. Oggi esce il quarto capitolo della trilogia che lanciò il noir scandinavo. È firmato David Lagercrantz. Un’operazione quasi hollywoodiana, forse senza precedenti, che ha creato aspettative enormi, già molti media globali ne parlano come l’«evento letterario dell’anno», altri si chiedono se sia giusto. Ma il papà e il fratello dello scrittore scomparso sono felici che riviva con penna altrui

Stieg Larsson è morto, ma Millennium vive: la bella hacker Lisbeth Salander, con a fianco il giornalista critico Mikael Blomkvist, torna in campo online contro i nemici internettiani della libertà e i fantasmi nazisti del passato del nord. E scommettiamo che presto la conturbante attrice svedese Noomi Rapace tornerà a interpretarla. Millennium show nella splendida Stoccolma sotto il sole tiepido di fine estate: dopo lunghi negoziati coi familiari di Larsson stroncato giovanissimo da un infarto Norstedts, l’editore del grande giallista svedese, ha trovato l’accordo: tocca a David Lagercrantz raccogliere il testimone come in una staffetta letteraria senza precedenti. Esce oggi in tutto il mondo il quarto volume di Millennium — in italiano Quello che non uccide (Marsilio). Operazione quasi hollywoodiana, difficile trovare precedenti o analogie nella letteratura contemporanea di qualità. Aspettative enormi, già molti media globali parlano di «evento letterario dell’anno». E non mancano voci critiche: davvero è giusto, si chiede qui Aftonbladet, quotidiano popolare da sempre vicino alla socialdemocrazia più creativa del mondo, un seguito alla trilogia di un autore morto? «Ci siamo posti questi problemi, ma alla fine non abbiamo avuto dubbi: il pubblico mondiale vuole che Millennium continui, dieci anni dopo l’uscita del primo volume», dice sicura Eva Gedin, senior editor di Norstedts, alla conferenza stampa nella splendida sede dell’editoriale, Tryckerigatan (via della stamperia) civico 4 a Riddarholmen, la sontuosa “isola dei cavalieri” a un passo da Gamla stan, la città vecchia di sogno dominata dal palazzo reale. «Lisbeth Salander è un mito, come e più di Mikael Blomqvist, ormai da tutto il mondo gruppi di lettori e fan di Millennium vengono in Svezia solo per pellegrinaggi sui luoghi delle loro avventure». E allora que la fête commence, che l’avventura cominciata con Uomini che odiano le donne diventi Storia infinita. Anche 80 milioni di lettori in tutto il mondo sono un argomento irresistibile.
David Lagercrantz, elegante casual in abito blu senza cravatta e impeccabili scarpe made in UK, è emozionato e parla ai media del mondo eccitato e gesticolante quasi come un attore che spera nell’Oscar. «Ho sempre ammirato Stieg, sono uno scrittore di successo con i miei libri sul calciatore Zlatan Ibrahimovic e sul matematico britannico Alan Turing, quello che scoprì il codice nazista Enigma salvando gli Alleati e il mondo e fu poi condannato perché gay. Però la mia è soprattutto una storia di cronista di nera».
Passione e soggezione, ammette, sono i sentimenti ambivalenti che agitano il suo animo. «Ho eseguito l’incarico di entrare nel suo mondo, e nei suoi personaggi, ma conservando il mio stile, non voglio violare il suo imitandolo... quasi mi sento come l’autistico impersonato da Dustin Hofmann in Rain Man che sapeva disegnare perfettamente strade, incroci e semafori e quant’altro vedeva da bordo della Ferrari guidata dal fratello, pur non sapendo a cosa servissero».
Millennium show con regia perfetta: solo tra poche ore potremo avere il quarto libro in mano, niente bozze in anticipo alla stampa. Trapelano solo indiscrezioni: uno scienziato svedese chiede aiuto a Blomkvist, perché si sente in pericolo di vita. Ha lavorato troppo, con successo, sull’intelligenza artificiale. E dietro le quinte eccola, lei, Lisbeth il mito, ovviamente: quasi come Assange o Snowden cerca di violare i segreti della National Security Agency e dei suoi occhi presenti ovunque nell’Europa alleata. Non è finita: hacker criminali sono il terzo giocatore, programmano online terrore e sangue a Stoccolma in un inverno innevato. « Millennium ricomincia in un mondo cambiato», dice Lagercrantz, «ora Lisbeth lotta contro hacker agli ordini delle superpotenze più che contro hacker criminali. Però lei non cambia: è un mito, non invecchia, resta la giovane coraggiosa, creativa e bella col passato tragico che la perseguita, il padre violento stupratore di mamma e ombre familiari di nazisti».
Operazione temeraria, vedremo come reagirà il mercato, il battage promette bene. «Ho scelto io Lagercrantz», dice Eva Gedin, «dopo aver trattato a lungo con la famiglia di Stieg, so quale responsabilità mi porto sulle spalle. La compagna di Stieg non ha voluto continuare a scrivere al posto suo. Molte serie noir hanno avuto sequel con autori diversi, ma Millennium e Lisbeth sono troppo amati dal mondo, in libri tv e cinema, bisognava tenerli in vita. Anche per dare nuovi lettori ai libri scritti da Stieg in persona, troppi editori stranieri ce lo chiedevano».
Scelta coraggiosa, quella di Eva caduta su David: «Lui e Stieg non si conoscevano, non si sono mai incontrati. Meglio così, altrimenti sarebbe stato più difficile. Non abbiamo cercato in David una persona così vicina a Stieg da divenire un suo apocrifo. Il nome di David è emerso subito, quasi senza alternative, le trattative con lui sono durate quasi un anno».
Tutto corretto, ma l’aspetto commerciale? Il commercio diventa anima della letteratura oltre la morte di un autore? «Certo che è un evento commerciale», risponde. «Ma davanti al meraviglioso successo commerciale della serie creata da Stieg continuarla non è negativo». Con quel dettaglio: Lisbeth non invecchia, la trilogia diventa quadrilogia e forse serie più lunga sganciando la dimensione narrativa dal momento temporale. E ancor più importante, insiste la stratega del Millennium show, «è che David abbia il suo stile, già conosciuto dai lettori. La differenza dallo stile di Stieg è chiara, trasparente. Ne sono stata entusiasta fin dalla prima lettura in corsa delle bozze».
Vedremo tra poche ore, col libro nelle librerie in tutto il mondo. Silenzi e parchi accenni vaghi alla trama non fanno che aumentare la suspense. Lisbeth diventa sempre più la figura chiave, «David la racconta più matura, più segnata da drammi e traumi, e forse aggiunge molto più di quanto Stieg non avesse fatto della sua storia, sui cupi fantasmi del suo passato familiare. Lei è ancora perseguitata dalla sua storia, e dai “cattivi”. Ma forse ci sarà un happy end».
Romanzi criminali d’alta qualità e pieni di sensibilità sullo sfondo dei drammi sociali: lo splendido paradosso dei gialli del Grande Nord (i minimi tassi di crimine al mondo eppure i migliori giallisti) sopravvive alle scosse del pianeta che cambia, e anche con un geniale show resiste alla morte di uno dei suoi massimi inventori.
 
*****
 
«Abbiamo negoziato a lungo con la casa editrice, ma alla fine siamo contenti. La soluzione raggiunta è la migliore alla memoria di nostro figlio e fratello, perché la parte di proventi che spetta alla famiglia andrà a Expo, la rivista da lui fondata per indagare sui neonazisti nordici ed europei e denunciarli». Erland Larsson e Joakim Larsson, papà e fratello dello scrittore scomparso, sono felici che Stieg riviva con penna altrui.
Millennium proseguirà attraverso un altro autore. Che sentimenti provate?
«Pensavamo da tempo a una soluzione del genere, ne abbiamo parlato confidenzialmente per due anni con l’editore, e alla fine ecco l’accordo. Siamo contenti. Se il libro è buono come mi risulta è il migliore onore postumo a Stieg».
Quali sono stati i problemi più difficili in due anni di negoziato con l’editore?
«Noi abbiamo detto dall’inizio di non cercare qualcuno che imitasse la scrittura di Stieg, ma di trovare invece qualcuno che proseguisse la sua narrazione con uno stile proprio, col suo cuore. Ci hanno capito. Lagercrantz ci ha capiti, ha capito il segnale, c’è riuscito. Compito difficilissimo: ha conservato il suo stile adattandolo al mondo di Stieg».
Dal punto di vista dei diritti d’autore avete negoziato a lungo. Voi, come famiglia, eredi. Come avete risolto il problema, siete soddisfatti dell’accordo?
«Sì. Una parte dei ricavi della vendita del libro scritto da Lagercrantz andrà a noi. Su quella somma ovviamente pagheremo le tasse fino all’ultimo centesimo, e il netto non lo incasseremo noi: lo verseremo a Expo, cioè alla rivista che Stieg fondò per organizzare e tenere vivo il giornalismo investigativo sul neonazismo, sui gruppi e partiti xenofobi, su tutta questa nuova galassia europea minacciosa e letale anche qui nel Grande Nord. Stieg avrebbe fatto lo stesso coi proventi d’un quarto libro se avesse potuto scriverlo».
Quanto è importante “Expo” che Stieg fondò per Svezia e Scandinavia?
«Importantissimo, questo ci stava a cuore. Expo vigila sull’estrema destra, sugli xenofobi, su tutti questi pericolosi stupidi. Gente che purtroppo abbiamo anche in Parlamento oggi in Svezia. Una parte di Millennium è la denuncia di Stieg del mondo sempre meno sommerso di questi ultrà nel Nord. Il Grande Nord resterà una grande società, in cui però stanno apparendo sempre più visibili queste brutte macchie nere. Come ovunque in Europa. Era un messaggio di Stieg, ed è un bene se continua a essere lanciato con Lagercrantz, con lo stesso spirito».