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 2015  agosto 27 Giovedì calendario

«Dio mi ha ordinato di farlo». Ecco perché Bryce Williams ha ucciso Alison Parker e Adam Ward, con una pistola in una mano e una telecamera nell’altra. In un manifesto di 23 pagine spedito alla Abc sostiene di aver agito in rappresaglia alla strage nella chiesa afro-americana di Charleston. L’omicida, 41 anni, non è sbucato all’improvviso. È sempre stato un tipo difficile, i suoi colleghi non lo sopportavano. A sentire la sua versione era «razzismo»

Al killer non bastava avere due nomi. Bryce Williams e Vester Flanagan. Voleva fama. Così ha impugnato una pistola per uccidere due ex colleghi, Alison Parker e Adam Ward. Ed ha filmato l’agguato, poi postato su Internet. Un comportamento da terrorista, spesso condiviso dagli sparatori di massa americani. Per essere ricordati – e diventare un modello – registrano l’azione, cercano pretesti per giustificare crimini.
Williams ha fatto tutto questo, scrivendo anche un manifesto di 23 pagine spedito alla rete Abc dove sostiene di aver agito in rappresaglia alla strage nella chiesa afro-americana di Charleston: «Dio mi ha ordinato di farlo».
L’omicida, 41 anni, non è sbucato all’improvviso. È sempre stato un tipo difficile, ovunque è andato ha creato problemi. A sentire la sua versione era «razzismo». Nel 2000 aveva denunciato un’emittente della Florida sostenendo che lo avevano discriminato arrivando a chiamarlo «scimmia». Causa finita in nulla. Da allora ha girato parecchio attraverso gli Usa. Nel suo curriculum ci sono passaggi in radio-tv a San Francisco, Florida, Texas, Georgia, North Carolina e in Virginia. Nel 2012 è stato assunto alla stazione WDBJ7, quella dei reporter assassinati. Ma non è durato molto. Lo hanno messo alla porta con l’aiuto della sicurezza.
I colleghi non ne hanno un buon ricordo. «Un uomo arrabbiato...Non era facile lavorare con lui...È stato coinvolto in molti episodi sgradevoli...Era strano, sembrava lo scemo del villaggio...Si sentiva perseguitato». Una personalità difficile, incapace di interagire con gli altri e ossessionato dalla questione razziale. «Non parlava d’altro», ha aggiunto un giornalista per nulla sorpreso che nell’ultimo messaggio Williams abbia tirato in ballo ancora il razzismo sostenendo che la povera Alison lo avrebbe insultato.
Le manie dell’omicida hanno spesso trovato spazio sui social network. Una presenza continua lungo un sentiero che ha portato lo sparatore sulla stessa strada di altri «folli» americani. Uniti dall’uso del web per propagandare le loro gesta. Williams nel manifesto inviato all’ Abc cita, non a caso, Seung Hui Cho, lo studente d’origine sudcoreana responsabile della strage al Virginia Tech, uno dei primi a diffondere un video per spiegare la carneficina.
L’assassino lo definisce una fonte di ispirazione, capace di superare in numero di vittime quelli di Columbine. Tutti convinti che i loro guai fossero causati dagli altri, decisi a diventare noti con il sangue del prossimo. Per questo sarebbe importante non chiamarli più con il loro nome.